Il tormentone dell’estate

È arrivato Danza Kuduro, brano orecchiabile e ballabile, il più suonato in spiagge e discoteche. Ma coi soliti luoghi comuni… 
Danza Kuduro
Per scoprire se è diventata il tormentone dell’estate fate un test. Se qualcuno per strada la canticchia, se a casa un bambino l’ha già memorizzata, se le radio la trasmettono in continuazione, la canzone Danza Kuduro avrà vinto la scommessa e avrà soppiantato il Waka Waka dell’anno passato.

 

Su Youtube troverete il video originale che ha già avuto 3 milioni di visualizzazioni. Il filmato è, naturalmente, il massimo dello stereotipo dei luoghi comuni: uomo ricchissimo, donna bellissima. Lo stesso slogan che usa un simpatico uomo asiatico per convincermi a comprare le rose a mia moglie.

 

Nel video vediamo donne immobili come soprammobili come nelle foto delle pubblicità delle automobili, tanto finte e statiche che se le sostituissero con dei manichini nessuno se ne accorgerebbe. Gli uomini, invece, si spostano in yacht, parlano solo con il cellulare, usano auto di lusso, vestiti da tamarri e, sopratutto passeggiano in ville faraoniche circondati da belle donne gambe al vento, tipo quelle della Villa Certosa della Costa Smeralda o delle Arcore’s night del Nord d’Italia.

 

Eppure il motivetto Danza Kuduro del portoricano Don Omar e il franco-portoghese Lucenzo funziona per l’orecchiabilità, la ripetitività del ritornello e la ballabilità del ritmo che ti invita a muoverti senza controllo. Del resto, dopo un anno di lavoro, per chi ce l’ha, cosa si poteva aspettare di più?

 

Anche le arie liriche di Verdi diventavano popolari, le melodie erano orecchiabili, e la gente le cantava, anche il popolino, senza nessuno che storcesse il naso, anzi era segno di successo, di cultura popolare che penetrava in tutti gli strati della popolazione, anche negli analfabeti che erano la grande maggioranza degli italiani in piena lotta risorgimentale a metà dell’Ottocento. 

 

Danza Kuduro non promette tanto, non sfodera un raffinamento orchestrale e una complessa drammaturgia, ma consente passi semplici tipo alligalli, un ritmo coinvolgente, atmosfere latine. Il testo del brano spiega i passi da fare: «Su le mani, muovi la testa, fai mezzo giro» e altri rompicapi intellettuali del genere.

 

La danza del Kuduro nasce in Angola negli anni Ottanta e Novanta, segue le migrazioni degli angolesi che approdano in Portogallo, l’ex nazione colonizzatrice, e poi si fonde con testi latini commerciali e contaminazioni tra ritmi africani e caraibici. Se libera la testa dai pensieri della manovra finanziaria, è già tanto.
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