Il Titano di Mahler
All’Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma la Prima Sinfonia del maestro austriaco
Lunga, appassionata, ricca di quei “colpi di scena” orchestrali che a Mahler piacevano tanto e che il pubblico ha iniziato ad amare, anche se non al primo colpo. Questa è la sinfonia n. 1 che Gustav ha composto in sei settimane tra i monti e proposto a Budapest il 20 novembre 1889. Ovviamente, Antonio Pappano (nella foto) dirigeva con foga, ma senza irruenza, senza lasciarsi trascinare dal gorgo mahleriano, che potrebbe far perdere la lucidità in un partitura-mosaico, frazionata, eppure dominata da un pensiero potente: quello dell’uomo, un “titano”, appunto, che soffre e vince, o almeno desidera vincere.
Chi vince invece con sicurezza è Franz Liszt – un altro anniversario, come quello di Mahler – nel suo Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra. Stringato, focoso, iridescente, il piano di Liszt è u n diluvio di suoni, di vibrazioni. Il suo è il romanticismo onnivoro, che tutto vuole e prende, come quello di Berlioz: non per nulla fu quest’ultimo a dirigere la “prima” del concerto, a Weimar nel 1855. Boris Berezovsky, al piano, è focoso come Liszt, forse anche troppo, ma va bene per l’uso “orchestrale” dello strumento tipico del musicista ungherese, così opposto agli incantesimi di uno Chopin. Certo che Lizt è un autore che non ha dubbi, al contrario di Mahler, almeno al pianoforte: dominerà il suo secolo ed oltre. Berezovsky questo l’ha capito, perciò è come un leone sulla tastiera.
Pappano ha voluto infine inserire nel concerto la Sinfonia dell’Aida di Verdi, un brano proprio brutto, che non piacque al musicista e non piace a noi. Gonfio, senza ispirazione. Una rarità, per una volta sola però. Perché nulla può sostituire il finissimo,calibrato e tremendo preludio.