Il terzo Pallone d’oro
CristianOROnaldo, RonaldORO e così via scorrendo le copertine patinate del pallone, per una sentenza che fa storia nello sport: Cristiano Ronaldo centra il terzo pallone d’oro in carriera, oggi il più condiviso ed alto riconoscimento per un calciatore. Dopo l'edizione 2009 e quella 2013, il portoghese si conferma il più votato da allenatori e capitani di tutte le nazionali di calcio, nonché da una ristretta platea di giornalisti francesi, nel premio Fifa riservato al migliore interprete sul campo del 2014. Ha preceduto la funambolica “pulce” argentina Leo Messi ed il portierone tedesco Manuel Neuer, con queste percentuali: Ronaldo 37.66 per cento, Messi 15.76 per cento, Neuer 15.72 per cento.
Dopo la "bocciatura" del fantasista francese Ribery lo scorso anno, simbolo di una “stagione pigliatutto” con Heynckes in panchina per il Bayern Monaco, “CR7” provoca così quest’anno anche quella, per la verità ancora più discutibile per molti colleghi, del portiere campione del mondo con la Germania, «inventore di un nuovo modo di intendere il ruolo», per dirla con le parole del c.t. tedesco Löw. Neuer rappresenta oggi il prototipo del perfetto portiere moderno, contando non solo su eccelsa tecnica ed esplosiva reattività, ma anche su una capacità di lettura dell’azione che lo porta non di rado a venti, trenti metri di sortita fuori dai pali per sventare con straordinario acume tattico le ripartenze avversarie, come ammirato anche agli ultimi mondiali 2014 vinti con la propria nazionale.
Ma sua maestà Ronaldo, capace nel 2014 di trascinare il Real Madrid alla conquista di Coppa del Re, Supercoppa europea, Mondiale per club e soprattutto della sospirata decima Champions League, ha sbaragliato la concorrenza dei più grandi, inanellando numeri personali strabilianti: 61 le reti messe a segno nell'anno solare, tra cui spiccano le 17 collezionate in Champions League, nuovo record della competizione; nel campionato spagnolo in corso, sono già 26 i centri su 16 gare disputate, impreziositi da 9 assist.
30 anni tra meno di un mese, CR7 appare oggi il calciatore in grado di spingere all’estrema frontiera l’asticella dell’eccellenza tecnica e fisica, distintosi per una vorace volontà di sviluppare verso l’eccellenza assoluta la stragrande maggioranza del repertorio di un attaccante: da fermo, il suo gioco di gambe è difficilmente prevedibile, poco prima di scatenare funambolica esplosività palla al piede sia dal destro che dal sinistro, piedi con i quali calcia indifferentemente secondo ogni soluzione di potenza o precisione, a prescindere dalla distanza.
Talento rarissimo, capace di divorare 96 metri di campo in poco più di 10 secondi, come di colpire di testa inserendosi con precisione e tempismo, giocoliere da competizione del freestyle, dotato di personalità e carisma propri dei più grandi leader del manto erboso, il segreto di CR7 consiste in un’irrefrenabile ambizione di migliorarsi: «Sono molto felice, questo premio mi dà grandi motivazioni per continuare a lavorare come ho fatto finora, continuare a vincere trofei collettivi e individuali. Lo dedico a tutti i portoghesi, che sono tutti speciali per me. Non avrei mai pensato di vincere questo premio per tre volte e ora spero di eguagliare Messi. Continuerò a lottare per cercare di essere il migliore», ha dichiarato sul palco.
Per un tedesco campione del mondo bocciato, ve n’è un altro che ride: Joachim Löw si aggiudica il Premio Fifa 2014 di miglior allenatore del mondo. Succede ad un altro coach tedesco, il sopra citato Jupp Heynckes che un anno fa trionfò grazie a Champions, campionato e coppa tedesca conquistati nel 2013 con il Bayern Monaco. Due successi consecutivi tutt’altro che casuali, a dire il vero. «Questo premio non è solo mio, voglio ringraziare tutti quelli che hanno lavorato con me; in Germania – afferma Löw – abbiamo iniziato da diversi anni un lavoro particolare, per crescere i ragazzi in un certo modo. Il Mondiale vinto è il risultato di anni di lavoro, perciò il mio grazie va a tutti i tecnici tedeschi, professionisti e dilettanti. Grazie anche alla mia federazione e ai miei collaboratori».