Il terremoto sulla stampa estera
A svegliarmi a dire il vero, più che la scossa sismica – che fortunatamente non ho sentito – sono stati i messaggi ricevuti dagli amici in altre parti del mondo che, complici i diversi fusi orari, alle 3.36 italiane erano ancora svegli: sei nella zona? Stai bene? E i tuoi amici e parenti? In effetti il terremoto che ha colpito il Centro del nostro Paese ha fatto le prime pagine di tutti i giornali, dall’Australia al Sudamerica, soprattutto là dove c’è una forte presenza di italiani – o loro discendenti – emigrati.
Tra i più reattivi c’è stato il New York Times, con la sua corrispondente da Roma Elisabetta Povoledo; che dopo un primo articolo con il resoconto dei pochi fatti già noti nelle ore immediatamente successive alla prima scossa, ne ha fatti seguire diversi altri di aggiornamento. Il più recente mette in luce soprattutto il lavoro dei volontari e della gente del luogo che si è rimboccata le maniche, facendo riferimento anche all’«orgoglio di essere italiani» espresso da molti nel vedere questa generosità; ma anche all’affermazione del capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, secondo cui «siamo già tanti, e solo quelli davvero necessari devono rimanere», così da non essere di intralcio invece che di aiuto. Numerosi sono anche i commenti dei lettori: uno di loro, che racconta di avere parenti ad Assisi colpiti dal terremoto del 1997, invita a «visitare Amatrice e gli altri paesi della zona: aiutare la gente a tenere aperte le loro attività economiche è la cosa migliore che possiamo fare».
Infatti uno dei tanti articoli pubblicati afferma che «molti paesi, che già combattono contro lo spopolamento, potrebbero non riprendersi più»; ed è la preoccupazione espressa anche dall’australiano Sydney Morning Herald, il cui inviato ad Accumoli – «un luogo in cui la disoccupazione giovanile già era oltre il 30 per cento, e l’80 per cento della popolazione ha più di 65 anni» – ha interpellato alcuni dei residenti. «La situazione non era buona nemmeno prima – afferma la signora Di Gianvito – non c’è lavoro e la gente se ne va. Dobbiamo andarcene anche noi? Forse. Ma dove?». Inoltre, aggiunge l’inviato, «come spesso accade in Italia, le recriminazioni stanno già volando […] Molti edifici non rispettano le norme antisismiche, e gli adeguamenti, quando vengono fatti, possono essere così deboli che non è inusuale veder aprire procedimenti penali nei confronti di architetti e compagnie di costruzioni». Una linea sostenuta anche dal Wall Street Jounal, che titola «Il terremoto mette a nudo le vulnerabilità e le inadempienze dell’Italia»: «L’abusivismo edilizio fa sì che molti edifici siano costruiti in spregio alle norme antisismiche – affermano i corrispondenti Manuela Mesco e Giovanni Legorano –; e mentre altre zone come la California già dopo il sisma devastante del 1906 hanno varato nuove leggi in campo edilizio, in Italia il lungo periodo di povertà nella prima metà del secolo scorso e due guerre mondiali hanno dato origine a un ginepraio normativo che ha lasciato molte aree del tutto impreparate». Meno “di petto” ci va il Washington Post che, nell’articolo «Perché i terremoti in Italia sono così distruttivi» – rispetto a quelli americani, si intende – fa riferimento alla particolare conformazione della crosta terrestre nella nostra penisola, che fa sì che gli epicentri siano sempre poco profondi e le scosse quindi più devastanti.
Ma le difficoltà in cui versano questi paesi, fa notare lo spagnolo El Paìs, va inserita in un contesto più ampio: Maria Salas scrive che «Il terremoto colpisce l’Italia in un momento molto complicato. Il Paese attraversa un momento economico delicato e teme che si scateni una crisi politica in autunno, con il referendum costituzionale». Un’ulteriore criticità che, pare dire la Salas, proprio non ci voleva. Anche l’inglese The Times vede in questa circostanza «forse la più grande sfida per la carriera politica di Renzi», che «ultimamente ha avuto grandi difficoltà. Il suo partito non ha ottenuto buoni risultati nelle elezioni amministrative, ed è sempre più visto come arrogante e incapace di risolvere i problemi dell’Italia. Cosciente dell’appannarsi della sua immagine, ha fatto marcia indietro sulla sua promessa di dimettersi in caso di sconfitta al referendum: ma il disastro può offrire una straordinaria opportunità di cambio di passo»
Il francese Le Figaro, oltre al resoconto dei fatti con alcune testimonianze e ad un articolo dedicato all’iniziativa promossa dai ristoratori per donare 2 euro per ogni piatto di amatriciana servito, dedica spazio al comunicato della Presidenza della Repubblica francese che offre all’Italia «tutto il sostegno che può essere necessario ora e nei giorni a venire»; mentre Le Monde pubblica addirittura un pezzo dal titolo «Il sisma in Italia: tutte le risposte alle vostre domande», un significativo segnale dell’interesse che la notizia ha suscitato oltralpe. Meno attenzione dedicano i giornali russi, che si limitano al resoconto delle notizie giunte dall’Italia – ma che comunque le mantengono in alto in pagina –; mentre il tedesco Der Spiegel apre a tutta pagina con l’articolo «Milioni per la ricostruzione», ponendo dunque l’attenzione sullo stazionamento di 50 milioni di euro annunciati dal governo. Ma, almeno per questa volta, dal tono usato nell’articolo i tedeschi non appaiono come i soliti rigoristi che fanno i conti in tasca al resto d’Europa.