Il tavolino
Quando lo zio, commerciante in mobili antichi, entrò per la prima volta nella nostra casa, sostò ammirato davanti al tavolino dell’ingresso. Disse che era di notevole valore commerciale. Lì per lì non demmo importanza alla cosa.
Più tardi, sentendo parlare di giustizia sociale e pensando a tanti nostri prossimi senza un tetto, cibo sufficiente o altre cose di prima necessità, considerammo quel nostro tesoro d’antiquariato.
Discutendone in famiglia, decidemmo di vendere il tavolino, acquistare un mobile sostitutivo di poco valore ma funzionale e il resto donarlo per qualche realizzazione umanitaria. Felicissime, le nostre figlie comunicarono allo zio tale decisione.
Lui prese molto a cuore la cosa: dato lo scopo, avrebbe cercato di offrire il mobile a un prezzo pieno, senza fretta, per non svenderlo. Eravamo pienamente d’accordo: per noi, ormai, quell’oggetto apparteneva a chi aveva bisogno e quindi doveva essere venduto al meglio. Così il tavolino del nostro ingresso andò a finire in una mostra di antiquariato.
R.C. – Italia
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