Il surrealista gentile
Jean-Michel Folon è morto a 71 anni di leucemia. L’artista belga si è illustrato nella grafica, nella scultura come nell’acquarello. Le sue immagini poetiche, e sovente militanti, alle volte diffuse fin troppo, la sua visione così personale del mondo che riusciva a tradurre in immagini semplici, hanno riscontrato un largo riconoscimento già dagli anni Settanta. La sua incontestata specialità era l’acquarello dove si mostrava un vero innovatore, e che ha fatto uscire dall’ingiusta emarginazione nella quale, dimenticando i capolavori sublimi di Turner o di John Marin, i puristi l’avevano messa, come se fosse un parente povero della pittura ad olio. Per me acquarellista e figlio di acquarellista, l’intensità inconsueta dei suoi colori invece della tradizionale evanescenza dell’acquarello mi ha aperto un altro modo di dipingere. Grazie, Folon! Già nei primi anni Settanta Folon passa dai formati ristretti dell’acquarello ad immensi murales per le metropolitane di Bruxelles e di Londra. Crea dei brevi film d’animazione con i suoi famosi piccoli uomini blu in paltò e bombetta che volano in cieli dai colori intensi, e prende anche parte a dei film come attore. Alla fine degli anni Ottanta, si applica alla scultura in bronzo, senza però lasciare la produzione di manifesti. La sua attività di scultore è stata criticata. I suoi bronzi sembravano più dolciastri degli acquarelli. Grande amico suo, il presidente francese Chirac ha reso omaggio all’immenso pittore e al poeta ispirato il cui talento era grande come il suo cuore. Con una grande tenerezza, questo artista universale parlava a tutti senza distinzione, su tutti i continenti, e prima di tutto ai più deboli, dai bambini alle persone handicappate, per dire la bel- lezza del mondo e la forza della fraternità e della condivisione. Umanista, Folon ha partecipato a numerose campagne pubblicitarie per le cause che amava, come l’Unicef,Greenpeace o Amnesty International. Ecologista ante litteram, ha sempre sostenuto le grandi cause. Ha disegnato il logo del bicentenario della Rivoluzione francese e illustrato la Dichiarazione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite nel 1988. Nel 1996, ha aiutato il Movimento dei genitori di bambini dispersi in seguito allo sconvolgente affare Dutroux, che scosse radicalmente il popolo belga. Padre di un bambino handicappato, questa causa lo toccava in modo particolare. Recentemente in Italia, Folon ha illustrato la campagna elettorale dell’Ulivo. L’arte di Folon, così originale e recepita universalmente, è fedele a un filone artistico della sua patria illustrato da grandi pittori moderni come Ensor, Rops, Ma- gritte, Delvaux, ma anche, diversi secoli fa, da protagonisti della storia dell’arte come Brueghel e Bosch: il fantastico e il surrealismo. Ma se i grandi maestri del surrealismo belga sono generalmente cupi o addirittura trasgressivi e disperati, il surrealismo di Folon è decisamente gentile, luminoso e portatore di speranza. Federico Fellini ebbe a dire: Folon ha ricostruito delle città blu immaginarie. E niente è più vero di quelle città sulla carta. Sono le città che voleva e che le tristi città di oggi non gli avrebbero mai dato. Nel suo mondo fantastico convivono serenamente uccelli, gatti, centauri, con uomini misteriosi, talvolta dialogando dentro un cortile, altre volte interagendo, a tal punto da non identificare chi è l’uno e chi l’altro. È il caso di La fontaine aux poissons, creata appositamente da Folon per la recente grande mostra antologica fiorentina, dove il Signor Qualcuno tiene tra le mani dei pesci nell’atto di rimetterli in acqua. L’ultima opera di Folon consiste in un insieme di vetrate create per la piccola e millenaria chiesa Santo Stefano di Waha, decana delle chiese romaniche del Belgio, una delle meglio conservate d’Europa. Attraverso queste vetrate abbonda la luce che dà all’interno un senso di giovinezza ritrovata. La giovinezza dell’eternità nella quale, insieme al piccolo uomo in paltò e bombetta, colombi, gatti, pesci e centauri, il pittore ha preso il volo per davvero e per sempre in cieli dai colori intensi.