Il Sud più ignorante del Nord?

La scuola da sola non può farcela. Il rapporto Invalsi segnala l’urgenza di lavorare insieme alla ripresa (non solo economica) dell’intero paese: questa è la vera emergenza.
Carnevale nel mondo

Già si era sottolineata l’inadeguatezza dello studente italiano sia nelle competenze linguistiche sia in quelle matematiche. Ora l’Invalsi rileva una forte discrepanza tra il rendimento medio degli alunni meridionali e di quelli settentrionali. Paesi come il Friuli, l’Emilia Romagna e la Val d’Aosta si assestano di qualche punto sopra la media nazionale, mentre le isole e il Meridione precipitano ben sotto quella media. Di tutto il Centro Sud fanno eccezione le Marche, i cui alunni si posizionano fra i migliori d’Italia, e la Toscana. Il Lazio è sulla media. Per il resto il giudizio è senza appello: al Sud si studia peggio o si rende meno, che al dunque non fa differenza.

 

Quali le cause? Naturalmente una grossa responsabilità ce l’hanno gli insegnanti, si dice ancora una volta. Tuttavia, stupisce lo sguardo miope con cui si tenta di giustificare il dato statistico, forse qualsiasi dato. Per esempio, aiuta a comprendere meglio la situazione la coscienza generalizzata dei servizi del nostro paese, pubblici e privati. Dalla sanità ai trasporti, dalla giustizia all’istruzione sembra di leggere sempre lo stesso resoconto: se la situazione non è proprio disperata, di certo è preoccupante. Non si può pretendere che in un tale disagio generalizzato la scuola si addossi da sola la responsabilità dell’incuria, del lassismo, della consuetudine clientelare del paese (di cui del resto la politica ci dà una dimostrazione pressoché quotidiana).

 

Ancora più marcata è la deficienza ottica di chi ritiene che sulla situazione scolastica non pesi il contesto sociale. Il Meridione, pur così ricco d’ingegni e di energie, storicamente paga il ritardo del suo sviluppo socio-economico rispetto al resto del paese, le modalità del suo assorbimento nel contesto politico di una nazione improntata a valori bisogni obiettivi se non esclusivamente piemontesi di certo molto settentrionali, l’incuria di chi l’ha tenuta in una condizione di semipovertà perché necessitava di un mercato interno in cui esportare i propri manufatti.

 

Naturalmente le cose sono molto cambiate, ma sono un dato ancora attuale i problemi che questa parte d’Italia si trova a dover affrontare con maggiori difficoltà che altrove: la disoccupazione, la delinquenza, l’emigrazione in altre aree del paese, l’abbandono scolastico, il degrado ambientale. L’insegnante da sempre lavora con il materiale umano che gli è affidato e i giovani meridionali devono trovare gli stimoli per lo studio in un contesto ben più duro di quello dei loro coetanei settentrionali.

 

Si è detto che la forbice tra Nord e Sud incomincia a farsi sentire dalle scuole medie. Cosa c’è di strano? È quella l’età in cui il ragazzo inizia a risentire maggiormente del contesto nel quale vive, proprio perché ne ha più chiara coscienza.

Forse, più che sottolineare i limiti della scuola italiana (e non solo della scuola), sarebbe l’ora di incominciare a prestare maggiore attenzione al contesto socio-culturale nel quale oggi viviamo e a lavorare insieme per un’autentica ripresa del paese, che è davvero riduttivo pensare possa essere di natura esclusivamente economica.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons