Il sorriso dell’accoglienza

Manifestazione a Genova contro il decreto sicurezza, perché “la soglia della disumanità è stata superata”, perché la criminalizzazione si è trasformata in odio verso chi salva vite umane, perché eserciti di hater si sono scatenati in rete, pronti a insultare e deridere. 130 le associazioni partecipanti in un corteo col volto dell’arcobaleno.

Amadù ha 21 anni, canta intonatissimo Bella ciao, e cammina sereno con i suoi connazionali verso Piazza Matteotti. È partito dalla Stazione marittima con il corteo di oltre 10 mila persone che hanno marciato contro il dl sicurezza. E quando il fiume di persone ha lambito il mare del porto antico, in molti hanno gettato fiori in acqua, a ricordare coloro che sono partiti dalle spiagge della Libia e non sono mai arrivati sulle nostre.

Manifestazione a Genova contro il decreto sicurezzaAnche Amadù ha buttato una rosa, e con gli occhi umidi mi ha raccontato dei suoi amici mai arrivati in Italia. Amadù li ha nominati, ha fatto un attimo di silenzio, e ha lasciato che qualche lacrima cadesse nelle mani che racchiudevano il suo volto. Lui oggi è in Italia, a Genova, di mestiere sa fare il pane, ha il permesso di soggiorno, la casa ma non ha il lavoro.

Amadù riprende a cantare Bella ciao e si lascia avvolgere il viso da una bandiera della pace. Sì, perché oggi qui, nelle strade di Genova, nelle sue piazze, tra i suoi carruggi, l’accoglienza ha il volto dell’arcobaleno, il sorriso dei tanti bimbi in spalla a mamma e papà. Oggi l’accoglienza ha il volto positivo, solidale dei tanti che hanno deciso di dire no a questa forma di egoismo, di bruttezza, di chiusura, di xenofobia e razzismo.

Marisa mi dice: «Ecco la Genova vera, la Genova del futuro, la città che vogliamo». Passano gruppi di scout, cantano una loro canzone incoraggiante, mostrano striscioni. Sono ben 130 le associazioni che hanno preso aderito a questo pomeriggio straordinario. Piazza Matteotti non riesce a contenere tutti i manifestanti. Dall’altoparlante si sente: «Siamo vicini a quelle 47 persone. Pretendiamo lo sbarco immediato», a dirlo è Alessandro Metz, armatore sociale della Mediterranea, la nave italiana che presidia le acque internazionali per salvare vite umane lungo le rotte dei migranti. «Per Genova accogliente, aperta e solidale» è il titolo di questa manifestazione contro il decreto Sicurezza e le politiche sull’immigrazione del governo.

E così si leggono gli striscioni come «Ero straniero e non mi avete accolto», «Siamo dello stesso sangue tu ed io», «Il futuro è già a colori». «Il crimine maggiore è quello dell’indifferenza – ha aggiunto Metz –, oggi questa piazza a Genova ha dimostrato che sono in tantissimi che non vogliono più essere indifferenti e questo è il segnale migliore che potevamo dare alla Sea Watch».

Manifestazione a Genova contro il decreto sicurezza«Qui c’è una Genova meravigliosa e inedita che va dal mondo cattolico a quello sindacale, dall’associazionismo alla sinistra e che vuole dire che la soglia della disumanità è stata superata –aggiunge Domenico Chionetti della comunità di San Benedetto –, e vuole una Genova aperta e solidale». In piazza c’è il volontariato di tutte le sigle, compatto nell’idea di darsi da fare, di mettersi in moto, di agire. «Non vogliamo perdere altro tempo, non possiamo stare a guardare, è il momento di sporcarci le mani, di diventare operativi, di consolidare le forze belle del volontariato che in questa città sa fare cose straordinarie». A dirlo è una suora che lavora in un centro di accoglienza e ricorda quanto detto da don Giacomo Martino direttore di Migrantes: «È arrivato il momento in cui il volontariato deve diventare un vero movimento di popolo e di persone: bisogna rimboccarci le maniche. Quando ci sono persone che non vengono più messe in condizione di essere curate e assistite, non possiamo restare indifferenti. Non è più il tempo di partecipare alla messa, ricevere l’eucarestia e poi avere risentimenti contro chi è diverso da me perché arriva da un altro Paese. Dov’è finito il cristianesimo?».

È il momento in cui il volontariato deve fare la differenza, deve nascere un movimento di popolo e di persone. «Veniamo da vent’anni di leggi sempre più restrittive e progressivamente inumane sull’immigrazione, arrivando fino alla criminalizzazione operata prima da Minniti poi, in maniera significativamente più grave, dal decreto Sicurezza di Salvini. Parallelamente, la criminalizzazione si è trasformata in odio e disprezzo verso chi lavora per il salvataggio di vite umane ed accoglienza: eserciti di hater scatenati in rete, pronti a insultare e deridere.

Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti e le stragi in mare o la deportazione di Castelnuovo di porto sono solo le ultime drammatiche conseguenze. Rischiamo la distruzione di un sistema di accoglienza che in questi anni aveva consentito di includere nella nostra società migliaia di persone: l’odio e la volontà di disarticolare il sistema di welfare stanno colpendo non solo l’assistenza ai migranti, ma anche tutti gli sforzi di sostenere chi sta peggio e le fasce più deboli della popolazione. Non possiamo più tacere ne possiamo limitarci alle testimonianze isolate.

È il momento di costruire uno schieramento ampio, trasversale e condiviso che metta in discussione i rapporti di forza, che ci aiuti a non sentirci soli, che restituisca coraggio e determinazione a quella grossa fetta di paese che vuole una società aperta accogliente e solidale. Paura, silenzi, disorganizzazione e solitudine hanno portato a fare sembrare gli hater, guidati dal ministro della Paura, maggioranza schiacciante; non possiamo più permetterlo, dobbiamo riprenderci le piazze reali e virtuali».

Il manifesto della manifestazione di Genova è firmato da Stefano Kovac di Arci Genova e da Domenico Megu Chionetti della Comunità di San Benedetto al porto. E per tutti l’appuntamento alla manifestazione nazionale del 2 marzo a Milano convinti come diceva don Gallo che «Nessuno si libera da solo. Nessuno libera un altro. Ci si libera tutti insieme. In una globalizzazione dei diritti, in una partecipazione democratica».

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