Il sorriso degli ultimi
«Qualunque cosa avrete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avrete fatto a me»: sono le parole del Vangelo che Madre Teresa ha sentito direttamente rivolte a sé, come una vera chiamata, e rappresentano il motivo ispiratore di ogni suo gesto, anche il più semplice e umile, in difesa dei poveri. Senza aspettarsi nulla in cambio, ma con il solo desiderio di asciugare loro le lacrime e offrire un sorriso e un po’ di sollievo.
L’autore ripercorre la biografia di Madre Teresa, dall’infanzia in Albania, nella natia Skopie, alla scelta di consacrarsi a Dio, alla scoperta della sua vera vocazione – dedicare la vita al servizio dei poveri e la fondazione della Congregazione delle Missionarie della Carità – fino alla morte e alla proclamazione della sua santità nel 2003.
Ricca di aneddoti e particolari, questa biografia, scritta da un giornalista che ebbe modo di conoscere personalmente Madre Teresa fin dagli anni Sessanta, ci offre un vivace ritratto di colei che «è stata e rimane un dono singolare per la Chiesa e per il mondo» (Giovanni Paolo II).
José-Luis González-Balado, Madre Teresa. Il sorriso degli ultimi (Città Nuova, 2005)
Introduzione
[…] Era ed è convinzione universale, unanime o quasi, spontanea e non manipolata, che entrambi, Giovanni XXIII e Madre Teresa, ciascuno in modo molto originale, con la propria specifica personalità, furono grandi santi del XX secolo. Di una santità affabile, credibile, vicina, generosa, umanissima, degna di affetto e simpatia. Santi che amarono Dio sopra ogni cosa e amarono la Madonna, che furono a loro volta imitatori devoti di altri santi e sante. Ma santi che, più di altri, come per esempio Francesco d’Assisi o Vincenzo de’ Paoli, amarono sinceramente gli esseri umani loro simili. E che, nell’espressione dell’amore, si dedicarono di più ai meno amati e favoriti: i poveri. Negli esseri umani loro simili, ma soprattutto nei poveri, sia Teresa di Calcutta sia Giovanni XXIII, e anche naturalmente Vincenzo de’ Paoli e Francesco d’Assisi, seppero vedere, amare e servire Gesù. Santi, questi ultimi, che ci hanno lasciato l’impressione niente affatto illusoria che amarono e amano te e me, poiché anche noi, sotto molti aspetti forse non materiali, siamo poveri. Eccome se furono santi, cronologicamente recenti e umanamente vicinissimi, Giovanni XXIII e Madre Teresa! […]
«Santa vivente» fu l’espressione, non molto originale e quasi luogo comune, ma convinta, che fu usata a riguardo di Madre Teresa, quando aveva più o meno sessant’anni. Sopportare l’appellativo con umiltà e pazienza fino agli 87 anni, la sua età quando morì, fu un altro dei meriti che accrebbero la sua santità.
Canonizzata quindi dal popolo – composto di fedeli e non fedeli – già in vita, anche se quella canonizzazione era insufficiente secondo il diritto canonico. Perciò la causa per la canonizzazione formale e di rigore, già in corso eccezionalmente con dispensa dal termine stabilito perché potesse essere avviata, fa piacere a tutti coloro che sono in attesa della sanzione definitiva con serena impazienza. Il fatto è che, come ho detto, poco o in ogni caso molto meno valgono o varrebbero gli atti di diritto canonico che non si pronunciassero a favore di persone già in precedenza “canonizzate” dal popolo di Dio. […]
Salvo errore, il fine di additare come santi coloro che lo sono stati in modo eminente o eroico è di proporre a noi posteri modelli da imitare. Modelli che non sarebbero più tali, o che per lo meno perderebbero la capacità di ispirare, se fosse mancato loro il carisma dell’accettabilità. […]
La già beata – e, per opinione poco meno che unanime, santa – Madre Teresa di Calcutta (e chi scrive aggiunge, per suo conto e a proprio rischio, del mondo intero) lasciò questo mondo, nel quale continua a essere presente e viva, con le carte in regola per venire accettata universalmente come santa. Vi è qualcuno che metta in dubbio il suo credito di esemplarità soavemente eroica? E vi sono state molte persone – per esempio, dieci o venti – che abbiano fatto, personalmente o tramite la loro opera, tanto bene reale e virtuale, e a tante persone bisognose, ai più poveri tra i poveri del mondo, come la beata-santa Teresa di Calcutta?
Per fortuna – e nessuno, compreso il già da tempo defunto cardinale Suenens, si scandalizzi – Madre Tersa non era nemmeno italo-franco-iberica. Proveniva da una regione agio graficamente dui scarsa importanza, essendo di stirpe albanese e nata in Macedonia, allora soggetta all’impero ottomano. Per la sua volontà di incarnazione missionaria, senza cessare di essere quella di prima, aveva chiesto e ottenuto la cittadinanza indiana. Per intima disponibilità, ma anche per accettazione soggettiva, fu e continua a essere, come pochi, cittadina del mondo intero.