Il sorriso degli ultimi

Il 5 settembre 1997 moriva Madre Teresa di Calcutta. Il Vangelo è stato il motivo ispiratore di ogni suo gesto in difesa dei poveri. Città Nuova editrice la ricorda in un libro che ne ripercorre la vita, con episodi inediti
Madre teresa di Calcutta - Libro Città Nuova editrice

«Qualunque cosa avrete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avrete fatto a me»: sono le parole del Vangelo che Madre Teresa ha sentito direttamente rivolte a sé, come una vera chiamata, e rappresentano il motivo ispiratore di ogni suo gesto, anche il più semplice e umile, in difesa dei poveri. Senza aspettarsi nulla in cambio, ma con il solo desiderio di asciugare loro le lacrime e offrire un sorriso e un po’ di sollievo.

L’autore ripercorre la biografia di Madre Teresa, dall’infanzia in Albania, nella natia Skopie, alla scelta di consacrarsi a Dio, alla scoperta della sua vera vocazione – dedicare la vita al servizio dei poveri e la fondazione della Congregazione delle Missionarie della Carità – fino alla morte e alla proclamazione della sua santità nel 2003.

Ricca di aneddoti e particolari, questa biografia, scritta da un giornalista che ebbe modo di conoscere personalmente Madre Teresa fin dagli anni Sessanta, ci offre un vivace ritratto di colei che «è stata e rimane un dono singolare per la Chiesa e per il mondo» (Giovanni Paolo II).
José-Luis González-Balado, Madre Teresa. Il sorriso degli ultimi (Città Nuova, 2005)

Introduzione

[…] Era ed è convinzione universale, unanime o quasi,  spontanea e non manipolata, che entrambi, Giovanni XXIII e Madre Teresa, ciascuno in modo molto originale, con la propria specifica personalità, furono grandi santi del XX secolo. Di una santità affabile, credibile, vicina, generosa, umanissima, degna di affetto e simpatia. Santi che amarono Dio sopra ogni cosa e amarono la Madonna, che furono a loro volta imitatori devoti di altri santi e sante. Ma santi che, più di altri, come per esempio Francesco d’Assisi o Vincenzo de’ Paoli, amarono sinceramente gli esseri umani loro simili. E che, nell’espressione dell’amore, si dedicarono di più ai meno amati e favoriti: i poveri. Negli esseri umani loro simili, ma soprattutto nei poveri, sia Teresa di Calcutta sia Giovanni XXIII, e anche naturalmente Vincenzo de’ Paoli e Francesco d’Assisi, seppero vedere, amare e servire Gesù. Santi, questi ultimi, che ci hanno lasciato l’impressione niente affatto illusoria che amarono e amano te e me, poiché anche noi, sotto molti aspetti forse non materiali, siamo poveri. Eccome se furono santi, cronologicamente recenti e umanamente vicinissimi, Giovanni XXIII e Madre Teresa! […]
 

«Santa vivente» fu l’espressione, non molto originale e quasi luogo comune, ma convinta, che fu usata a riguardo di Madre Teresa, quando aveva più o meno sessant’anni. Sopportare l’appellativo con umiltà e pazienza fino agli 87 anni, la sua età quando morì, fu un altro dei meriti che accrebbero la sua santità.

Canonizzata quindi dal popolo – composto di fedeli e non fedeli – già in vita, anche se quella canonizzazione era insufficiente secondo il diritto canonico. Perciò la causa per la canonizzazione formale e di rigore, già in corso eccezionalmente con dispensa dal termine stabilito perché potesse essere avviata, fa piacere a tutti coloro che sono in attesa della sanzione definitiva con serena impazienza. Il fatto è che, come ho detto, poco o in ogni caso molto meno valgono o varrebbero gli atti di diritto canonico che non si pronunciassero a favore di persone già in precedenza “canonizzate” dal popolo di Dio. […]
 

Salvo errore, il fine di additare come santi coloro che lo sono stati in modo eminente o eroico è di proporre a noi posteri modelli da imitare. Modelli che non sarebbero più tali, o che per lo meno perderebbero la capacità di ispirare, se fosse mancato loro il carisma dell’accettabilità. […]

La già beata – e, per opinione poco meno che unanime, santa – Madre Teresa di Calcutta (e chi scrive aggiunge, per suo conto e a proprio rischio, del mondo intero) lasciò questo mondo, nel quale continua a essere presente e viva, con le carte in regola per venire accettata universalmente come santa. Vi è qualcuno che metta in dubbio il suo credito di esemplarità soavemente eroica? E vi sono state molte persone – per esempio, dieci o venti – che abbiano fatto, personalmente o tramite la loro opera, tanto bene reale e virtuale, e a tante persone bisognose, ai più poveri tra i poveri del mondo, come la beata-santa Teresa di Calcutta?

Per fortuna – e nessuno, compreso il già da tempo defunto cardinale Suenens, si scandalizzi – Madre Tersa non era nemmeno italo-franco-iberica. Proveniva da una regione agio graficamente dui scarsa importanza, essendo di stirpe albanese e nata in Macedonia, allora soggetta all’impero ottomano. Per la sua volontà di incarnazione missionaria, senza cessare di essere quella di prima, aveva chiesto e ottenuto la cittadinanza indiana. Per intima disponibilità, ma anche per accettazione soggettiva, fu e continua a essere, come pochi, cittadina del mondo intero.

 

 

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