Il sogno nel Rinascimento

Una straordinaria rassegna a Firenze, a Palazzo Pitti, indaga su un aspetto poco noto dell’arte. Da non perdere. Fino al 15 settembre
Palazzo Pitti a Firenze

Prima di Freud e amici, l’arte ha indagato il sogno e con molta introspezione. Il sogno, si sa, è il luogo delle visioni, delle riflessioni inconsce, delle apparizioni. Ne insegnano qualcosa sia i poemi omerici che i racconti biblici. È il luogo dove l’anima vaga dal corpo che non è più sé stesso oppure è la dimora preferita della comunicazione divina? Non è un discorso peregrino. Tutti sogniamo, anche se non tutti ricordiamo i sogni o anche se molti vanno in giro a farseli spiegare dagli psicologi, veri o presunti che siano.

La rassegna fiorentina di Palazzo Pitti raduna una nutrita serie di opere preziose: Michelangelo, Raffaello, Lotto, Dosso, Cigoli, Andrea del Sarto, Correggio, Carracci ed altri, ossia come l’arte rinascimentale ha indagato quel momento notturno dove l’anima esce dal corpo oppure l’anima parla le parole più vere a sé stessa.

«Grato m’è il sonno e più l’esser di sasso…», poetava Michelangelo scolpendo la grande figura della Notte nella Cappella medicea, oggetto di infinite contemplazioni e interpretazioni. E disegnava già maturo la splendida figura d’un uomo svegliato dalla tromba mentre riflette, sognando, sulle scelte della vita umana. Disegno di forte impatto morale oltre che di fulgente bellezza rappresentativa.

Ma prima di lui Raffaello, nella giovanile tavoletta di Londra – Il sogno del cavaliere – rappresentava in una giornata idilliaca il ragazzo che si trovava a scegliere dormendo tra la virtù e il piacere, un tema classico di "Ercole  al bivio" rivissuto in chiave umanistica e dato forse in omaggio al quattordicenne Francesco Maria della Rovere, futuro duca d’Urbino.

La notte è momento delle scelte più libere e più istintive. Correggio contempla il satiro che osserva la stupenda Venere dormiente. Tema tipicamente rinascimentale – Giorgione, Tiziano, Palma e i veneti lo trattano continuamente – in cui la sensualità ferina viene attratta dalla bellezza luminosa del corpo umano, come luogo non solo di piacere ma di sublimazione estetica.

E se l’indulgere del mondo classico nel sonno vede in esso miti, come quello di  Endimione e Diana, il mondo biblico osserva invece il celebre episodio della scala di Giacobbe, di cui resta un meraviglioso disegno di Raffaello, imitato continuamente. Il sonno porta il sogno e in esso Dio si rivela, così come nella tavole fiorentine delle Madonne col Bambino addormentato si cela il sonno della morte che precederà la resurrezione del futuro Messia.

Ma la notte porta pure visioni e terrori. Ne sa qualcosa Jeronymus Bosch nelle tavolette Grimani di Venezia. Se è vero che in una si ha già la visione del percorso dell’anima beata dentro un cono luminoso per giungere a Dio, in un’altra gli oscuri orrori infernali brillano in modo sulfureo in un universo pieno di mostri e di incubi.

Il sonno dunque, apportatore di pace e di timore, di evasione dal corpo e di segnali divini. In esso appare il sogno, proiezione dell’inconscio, fuga dal corpo, come accade nello stupendo Apollo e le Muse del Lotto, dove il dio ha l’anima vagante nelle nebbie del sonno privo di coscienza, oppure rivelazione della castitas nell’altra tavola sempre del Lotto dove la bella fanciulla  dorme sotto una cascata di petali candidi.

«Sognare, dormire, morire», come diceva Amleto in Shakespeare? O invece non poter né dormre né sognare, come l’allucinata lady Macbeth di Shakespeare e Verdi? La rassegna fiorentina lascia a ciascuno la risposta, contemplando la varietà e la bellezza che i grandi maestri hanno lasciato, raccontando a sé stessi e a noi il mondo “fatato” del sogno.

Fino al 15/9 (catalogo Sillabe Firenze Musei)

I più letti della settimana

Il sorriso di Chiara

Abbiamo a cuore la democrazia

Carlo Maria Viganò scismatico?

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons