Il Sinodo non è un parlamento

Le sfide pastorali al cuore delle tre settimane di lavoro, in ascolto delle sfide della famiglia e alla ricerca del suo compito nella società di oggi
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«Il Sinodo non è un parlamento o un senato, dove ci si mette d’accordo», ma un’espressione della Chiesa, che «cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della fede e con il cuore di Dio». Questa la raccomandazione di papa Francesco, introducendo i lavori della prima sessione del Sinodo ordinario della famiglia (4 – 25 ottobre), che non lasciano spazio al dubbio.

Perché la Chiesa si interroga oggi sua fedeltà al deposito della fede riguardante la famiglia?  Papa Francesco lo spiega così: il deposito della fede «non rappresenta un museo da guardare e nemmeno solo da salvaguardare, ma è una fonte viva alla quale la Chiesa si disseta per dissetare e illuminare il deposito della vita».

Il Sinodo quindi «si muove necessariamente nel seno della Chiesa e dentro il Santo Popolo di Dio di cui noi facciamo parte in qualità di pastori, ossia servitori». Esso «è uno spazio protetto ove la Chiesa sperimenta l’azione dello Spirito Santo… che parla attraverso la lingua di tutte le persone che si lasciano guidare dal Dio che sorprende sempre, dal Dio che rivela ai piccoli ciò che nasconde ai sapienti e agli intelligenti, dal Dio che ha creato la legge e il sabato per l’uomo e non viceversa, dal Dio che lascia le novantanove pecorelle per cercare l’unica pecorella smarrita, dal Dio che è sempre più grande delle nostre logiche e dei nostri calcoli». Tutto questo, ricorda il papa, a una condizione: che «noi partecipanti ci rivestiamo di coraggio apostolico, umiltà evangelica e orazione fiduciosa».

Un trittico che ha il sapore di un vademecum. Coraggio apostolico per non lasciarsi «impaurire né di fronte alle seduzioni del mondo, che tendono a spegnere nel cuore degli uomini la luce della verità sostituendola con piccole e temporanee luci, e nemmeno di fronte all’impietrimento di alcuni cuori che allontanano le persone da Dio». Umiltà evangelica per «svuotarsi dalle proprie convenzioni e pregiudizi, ascoltare i fratelli vescovi e riempirsi di Dio… non puntare il dito contro gli altri per giudicarli, ma tendere loro la mano per rialzarli senza mai sentirsi superiori ad essi». Orazione fiduciosa per «far tacere tutti i nostri umori e ascoltare la soave voce di Dio che parla nel silenzio», altrimenti «le nostre parole saranno soltanto “parole” che non saziano e non servono. Senza lasciarci guidare dallo Spirito tutte le nostre decisioni saranno soltanto delle “decorazioni” che invece di esaltare il Vangelo lo ricoprono e lo nascondono».

Papa Francesco ha ribadito: «il Sinodo non è un parlamento, dove per raggiungere un consenso o un accordo comune si occorre al negoziato, al patteggiamento o ai compromessi, ma l’unico metodo del Sinodo è quello di aprirsi allo Spirito Santo, con coraggio apostolico, con umiltà evangelica e con orazione fiduciosa; affinché sia Lui a guidarci, a illuminarci e a farci mettere davanti agli occhi non i nostri pareri personali, ma la fede in Dio, la fedeltà al magistero, il bene della Chiesa e la salus animarum (la salvezza delle anime, ndr)».

A conclusione ha ringraziato tutti e in particolare quanti hanno preparato questa assise della Chiesa. Ma ha riservato uno speciale grazie anche ai giornalisti, «per la appassionata partecipazione e per la vostra ammirevole attenzione».

I lavori mattutini sono proseguiti con l’introduzione del cardinale segretario del Sinodo Baldisseri, a cui è seguita la relazione d’apertura del card. Peter Erdö, relatore generale. Tre i capitoli del suo intervento: l’ascolto delle sfide della famiglia, il discernimento della vocazione familiare e la missione della famiglia di oggi. Tra le questioni affrontate, il rispetto per le persone omosessuali e il no al matrimonio gay, la denuncia dell’aborto e la difesa della vita, le «tendenze individualistiche e anti-istituzionali» che prendono di mira non solo la famiglia, la testimonianza di molte famiglie cristiane, il tema dell’educazione e dell’evangelizzazione, così come i problemi delle migrazioni e della povertà che incrociano la tematica familiare.

Un Sinodo quello che ormai è al lavoro, secondo mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e segretario speciale del Sinodo, dove ciò che preme è «l’attenzione pastorale. Non è un Sinodo dottrinale ma pastorale, come lo fu il Concilio vaticano II. E questo non diminuisce in niente la nostra assemblea… Il tempo cambia, le situazioni cambiano, la Chiesa non può restare insensibile alle sfide. Siamo qui per vedere, nella fedeltà alla dottrina della Chiesa, come essere pastori che accompagnano i fedeli…  Le sfide pastorali ci sono e le vogliamo affrontare con parresia (franchezza, ndr), senso di responsabilità, insieme al Papa».

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