Il silenzio degli occhi
Giovanni Ricciardi - Fazi Editore
La piena del Tevere del 2008, i vicoli e le piazzette del centro storico romano, i teatrini underground, i ritrovi della movida notturna, un bimbo muto abbandonato in un’auto, il traffico convulso, i piccoli e grandi drammi fra le corsie del Bambin Gesù, il mondo variopinto dell’immigrazione, un delitto indecifrabile, le trame dei Servizi segreti, un commissario dal volto (sempre più) umano che vaga e indaga senza requie, mettendoci pure il cuore, per far trionfare la verità e la giustizia. Succede tutto e di più nel nuovo giallo di Ricciardi, che non ha più per teatro dominante un solo quartiere di Roma ma l’intera città. Con continue sorprese e colpi di scena, lo scrittore romano conferma le doti di fantasia e creatività, senza abbandonare il realismo e la quotidianità di ambienti, personaggi e sentimenti. Il thriller formato Ricciardi non è per chi ama la violenza, il sangue a fiumi, il turpiloquio sommato all’erotismo spinto. Pozzetti e soci possono deludere chi cerca questi ingredienti “alla Massimo Lugli”. Il silenzio degli occhi è un libro positivo, pulito (non bigotto), una storia di valori e buoni sentimenti; ma è anche un libro intelligente, scritto con maestria, dove l’autore fruga nelle pieghe più nascoste e dolenti di una Roma madre e matrigna, sacra e “infernale”. E a chi dice che Pozzetti è troppo perfetto (come marito, padre, poliziotto, cittadino) osserviamo che almeno due difetti ce l’ha: fuma e mente (su questo) a sua moglie.