Il Signore di Murlo
L'itinerario di questa settimana ci porta in provincia di Siena, nell'alta valle dell'Ombrone.
Murlo, 25 km a sud di Siena, nell’alta valle dell’Ombrone, in un paesaggio d’assoluta, rasserenante bellezza. Murlo, i cui abitanti pare siano i discendenti più genuini degli antichi etruschi, almeno secondo le indagini condotte sul loro Dna ad opera di alcuni ricercatori dell’università di Torino.
Capito quassù una mattina. Borgo perfettamente restaurato, ma deserto: dove saranno andati a finire questi "etruschi" del XX secolo? Non importa. Punto decisamente sul "Palazzone", ex sede vescovile, che ora ospita un museo modello, il più moderno della Toscana: l’Antiquarium di Poggio Civitate. Perché poi Poggio Civitate, lo si saprà in seguito. Ed è buffo che l’unico segno di vita, stamane a Murlo, sia costituito da un museo che per certuni ospita solo cose "morte".
Visiono pianterreno e primo piano, compiaciuto per le sale dal funzionalissimo apparato espositivo e didattico. C’è un po’ di tutto: dai buccheri locali alle ceramiche d’importazione, alle lastre fittili decorate a rilievo. E poi oggetti d’ornamento e d’uso quotidiano, manufatti in osso e avorio, qualche monile, ecc. ecc. Reperti che si ritrovano però un po’ anche altrove. Ma qui so che c’è ben altro.
Salgo al secondo piano e mi trovo a faccia a faccia con il padrone di casa: in fondo, se accorrono i turisti qui, è merito suo. Si tratta di una statua in terracotta, rappresentante un personaggio dagli occhi a globo e dalla barba come quella degli egizi. Ma la sua vera particolarità è un’altra: sfoggia un magnifico cappello a tesa rialzata da cow-boy che deve aver mandato in sollucchero gli archeologi americani che l’hanno trovato. Nulla di simile esiste né in Italia, né altrove. Consulto la guida per saperne di più, ammesso che gli studiosi ci abbiano capito qualcosa. Così viene a galla la storia di Poggio Civitate, località a mezzo chilometro da qui, dove da 20 anni in qua si effettuano ad opera di archeologi statunitensi, scavi che hanno messo in luce uno straordinario complesso architettonico: un santuario o una sorta di fattoria appartenente a qualche etrusco arricchitosi con lo sfruttamento delle vicine miniere di rame?
L’edificio ha avuto una storia lunga e travagliata: incendiato intorno al 600 a.C., fu ricostruito poco dopo, per poi essere abbandonato e distrutto una sessantina di anni più tardi. Ma “distrutto” non è il termine esatto: in realtà, mura e decorazioni vennero “smontate” e sigillate all’interno di un contrafforte di pietre e terra. Testimoniavano il lusso dell’edificio rilievi e statue fittili adornanti il portico e il tetto (quella dal bizzarro copricapo proviene appunto da lì): ebbene, anch’essi vennero raccolti e seppelliti in apposite fosse.
Come mai il repentino abbandono del sito e perché tanta cura nel custodire quei brandelli architettonici , quasi fossero oggetti di culto? E cosa rappresentavano quelle statue appollaiate sui tetti: esseri divini oppure antenati, come si è ipotizzato? Dall’alto del “Palazzone” il Signore di Murlo guarda davanti a sé coi suoi grandi occhi a globo, più misterioso che mai.