Il signor Allegretti e il suo segreto

LUna mattina capitò in città un tipo veramente strano. Fece il suo ingresso nel bar e ordinò: Una bella tazza di caffelatte fumante col profumo del mattino appena iniziato o, se preferisce, con l’aroma di un giorno nuovo!. Il cameriere rimase per un po’ a bocca aperta, come tutti del resto. Quel personaggio era vestito in modo inconsueto: pantaloni a scacchi e una grande cravatta rossa. Aveva l’aria di uno che la sa lunga e due occhi vispi e furbetti. Ma ciò che più colpiva era il suo grande sorriso che sfoderava sempre a chiunque lo osservasse. Si aggirava per le strade in cerca dei luoghi più nascosti con un fedele taccuino sempre alla mano. Sembrava che tutto lo incuriosisse: gli angoli remoti di una strada, i viottoli improvvisi che sbucavano del fondo delle vie, l’erbetta che cresceva tra le insenature del marciapiede, le tegole delle casette, i bambini che giocavano all’aria aperta, le vecchine calate sui balconi a stendere panni. Un bel giorno decisi di fare la sua conoscenza, mi avvicinai mentre lui era intento ad osservare una nuvola che cambiava forma e gli dissi: Ma tu chi sei? Perché sei venuto qui?. Forse il mio tono non era stato molto ospitale, lui però rispose con un sorrisone a 32 denti: Ciao, piacere, sono Allegretti Felice. Scoppiai a ridere: Ma davvero ti chiami così? E, dimmi cosa fai con questo taccuino in mano, per caso sei un giornalista? . Ma noo – rispose lui divertito all’idea -. Tanto tempo fa facevo il capotreno, viaggiavo tanto e mi piaceva da matti girare il mondo. Guardare dal finestrino tutti quei paesaggi così diversi e colorati, affollati oppure grigi e un po’ tristi, dall’aria solitaria. Immaginavo di abitare in uno di quei villaggi ogni volta che mi fermavo in qualche stazione, anche solo per pochi minuti. Ora sono in pensione, ma ancora mi piace andare in giro… sai, le vecchie abitudini sono dure a morire!. Mi risultava simpatico. Ci demmo una bella stretta di mano. Scoprii che era venuto in città perché aveva intenzione di carpirne il segreto. Il segreto? interruppi io. Sì, il segreto, ogni città ne ha uno. Sono convinto che c’è. Rimasi un po’ perplesso all’idea, non ci avevo mai pensato. Il giorno dopo lo incontrai per caso al solito bar, stava chiacchierando allegra- mente con un accanito bevitore di caffè. Lei mi saprebbe dire qual è la cosa più bella di questa città?, gli chiese. Il bevitore restò spiazzato: Beh… non saprei… non ci ho mai riflettuto… mi faccia pensare… forse la piazza principale, c’è una fontana apprezzabile… . Bene, grazie di cuore – si congedò deluso il signor Allegretti. Ma un minuto dopo ritornò sui suoi passi: Le andrebbe di fare un giro per la città insieme a me?. L’altro restò di sasso e diffidente disse subito: Davvero non ho proprio tempo, devo sbrigare delle faccende molto importanti, questo caffè è l’unico lusso che mi concedo nella giornata, capisce…. Sì, capisco. Grazie comunque per la sua compagnia!. Nell’uscire dal bar avvicinai il sig. Allegretti e gli domandai se fosse riuscito a scoprire il segreto della città. A dire il vero, non ancora, fu la sua risposta delusa. Sai, in questa città ci sono tante persone e tante cose bellissime ma nessuno si ferma ad osservarle. Sembra che tutti abbiano una gran fretta. Era proprio così, non ci avevo mai riflettuto, nemmeno io avevo mi pensato a fermarmi un momento per osservare ciò che mi stava intorno. Mi sentii subito triste per questo.Ma un attimo dopo sentii una risata fragorosa dietro di me. Era il signor Allegretti al quale era tornato il buonumore in un battibaleno, come attraversato da un improvviso raggio di sole. Ma certo! – gridò dalla gioia. Non capivo cosa gli stesse succedendo. Forse l’ho scoperto! – disse -. Ho un’idea. Raggiungimi stasera sulla collina!. Feci cenno di sì col capo ma i miei occhi erano ancora spalancati dallo stupore. Era davvero un tipo strano! Tutta quell’allegria… e poi, la storia del segreto… Mah! Mi stavo convincendo di essermi fatto trascinare anch’io dalle sue strane idee. Tuttavia mi piaceva il suo modo di fare e c’era una tranquillità e una luce nei suoi occhi che mi dava gioia. Quella sera, mentre raggiungevo a piedi la collina, mi sembrò che il cielo stellato brillasse come mai aveva fatto da milioni di anni, sentivo una strana pace nel cuore e finalmente giunto alla sommità vidi il mio amico che se ne stava col naso all’insù disteso sull’erba. Era così assorto che non si accorse di me. Dopo un po’ mi guardò e mi riconobbe. Non parlava ma sorrideva come sempre. Poi iniziò con serietà: Sai, mi sembra di aver capito. Davverooo???, esclamai con sorpresa. Sì, amico mio. Per tanti anni ho viaggiato per scoprire il segreto di ogni città e sempre cercavo e mi sembrava ogni volta di averne trovato uno, la bellezza di una piazza, l’allegria della gente, il castello sulla roccia. Ma stasera ho capito guardando questo cielo stellato… e si fermò. Una certezza nuova brillava nei suoi occhi. Non ero sicuro di aver capito bene ma rimasi in silenzio, non me la sentivo di interrompere quella magia. Quella notte stellata partì il signor Allegretti, non l’ho più rivisto ma capita che nelle notti terse guardando le stelle sulla collina io mi ricordi di lui e allora mi sembra di ricordare quel segreto. Me lo aveva donato ed ora anch’io sapevo qual era, soltanto che non sapevo di possederlo già: era nascosto, come ogni segreto, dentro alle persone e alle cose e incantava ogni realtà. Come un piccolo tesoro che luccica, come una minuscola stella di quel cielo stellato.

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