Il sesso all’asilo

La sfida globale dell'Organizzazione mondiale della Sanità a famiglie e religioni
Una festa di bambini negli Stati Uniti

La filiale europea dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha diffuso un documento con gli “standard” (!?!) per l’educazione sessuale in Europa. Il testo, indirizzato soprattutto a decisori politici e autorità scolastiche e sanitarie competenti, prende atto di una serie di cambiamenti avvenuti nella società, tra cui: globalizzazione, migrazioni di persone con differenti culture e religioni, diffusione di nuovi media personali che spesso veicolano una visione distorta della sessualità, crescenti abusi sui minori, cambiamento degli stili di vita, aumento dei rapporti sessuali prima del matrimonio, possibilità di separare la sessualità dalla riproduzione, diminuzione dell’età delle prime esperienze sessuali (16-18 anni), crescente indipendenza dei giovani dai genitori.

Afferma quindi la necessità di proteggere i giovani dai possibili rischi, incoraggiandoli ad auto-determinare la propria sessualità, con una educazione continua, soprattutto a scuola, che superi le resistenze basate su paura e concezioni errate della sessualità.

Educazione olistica

L’approccio raccomandato è “olistico”, cioè interdisciplinare e globale: l’educazione sessuale deve iniziare dalla nascita ed essere obbligatoria all’asilo e a scuola, senza la possibilità per i genitori di opporsi. La filosofia alla base di questa azione vuole superare i due approcci precedenti, sia quello basato sull’astinenza dai rapporti sessuali prima del matrimonio, sia quello basato sull’uso di contraccettivi per paura delle gravidanze. L’educazione sessuale olistica vuole essere positiva, efficace, realistica, non basata sulla paura, scientificamente accurata, “senza giudizi di valore”, rispettosa dell’eguaglianza dei generi, con l’obiettivo di portare ad arricchimento ed autonomia personale, in modo che ognuno possa decidere liberamente come godere della propria sessualità.

Il documento, col linguaggio asettico proprio delle comunicazioni ufficiali, elenca poi, con estrema pignoleria, tutto quello che l’educatore deve trattare nelle varie età, da 0 a 15 anni (vedi box). La formazione riguarda corpo umano, fertilità e riproduzione, sessualità, emozioni, stili di vita, salute, diritti sessuali, valori e norme. Argomenti di insegnamento sono, tra l’altro, l’influenza delle religioni e delle culture, il possibile conflitto tra i propri desideri e le norme all’interno della famiglia, i miti sulla contraccezione, i diversi tipi di famiglie possibili, la differenza tra “amicizia, amore e lussuria”.

Intrusioni

Se l’obiettivo generale è condivisibile, il metodo proposto lo è molto meno. Colpisce infatti, nel documento, che le persone da coinvolgere nella gestione della formazione sessuale siano scienziati, educatori e decisori politici, mentre i veri nemici sembrano essere le famiglie e le religioni, dalle cui “intrusioni” bisogna difendere i ragazzi. Non è meglio collaborare?

Probabilmente la diffidenza è dovuta alla fatica, ad esempio, che fanno di solito le famiglie (e le religioni) ad accettare l’aborto di una figlia, o un figlio gay, o uno stile di vita dei figli poco responsabile. O forse dipende dall’ossessione dell’Oms per la sovrappopolazione. O magari il motivo vero è che famiglie e religioni sono poco “controllabili”. Ma siamo sicuri che sia saggio confinarli in un angolo e agire senza di loro, anzi contro di loro?

In alcuni Paesi per prendere un’aspirina a scuola una ragazza deve prima telefonare alla famiglia, mentre se vuole abortire può gestire tutto da sola affidandosi direttamente al personale sanitario! In Belgio, una bozza di legge sull’eutanasia prevede che, quando un bambino è malato incurabile e soffre troppo, può chiedere di morire; se non è in grado di farlo, sarà lo psicologo a decidere per lui. E che dire della festa in cui i bambini devono vestirsi da fatine e, se qualche maschietto è recalcitrante a sperimentare il mondo dell’altro sesso, viene “convinto” dagli psicologi? È questo che vogliamo?

Qui non è solo questione di essere progressisti o tradizionalisti, aperti al nuovo o “bacchettoni”, credenti o non credenti, pro o contro i gay, l’eutanasia o gli psicologi. Qui ne va del futuro: se cioè vogliamo che al centro della vita dei ragazzi ci sia il calore della famiglia o la neutralità degli “esperti” che decidono quali sono gli standard giusti per ogni individuo (isolato). Nel documento, non a caso, si sottolinea l’importanza della neutralità, cioè del non prendere posizione sulle varie scelte sessuali, limitandosi ad informare in modo asettico sulle possibilità disponibili. È grigio il mondo Oms, senza colori.

L’uomo nuovo

La scelta è chiara: vogliamo delegare a lontane agenzie sovranazionali (non elette e influenzate da gruppi di interesse economico o ideologico) gli “standard” dei nostri stili di vita? Con un pensiero unico, uguale per tutti i Paesi, da imporre ai ragazzi a scuola come galline in batteria, un pensiero globale che annulla tradizioni, culture e civiltà diverse? Vogliamo affidarci agli esperti, con le loro sicurezze e teorie a tavolino, invece che alla famiglia, con le sue regole, i suoi fallimenti, ma anche la sua capacità di porre attenzione ai singoli, uno per uno, giorno per giorno?

Eppure in una società che cambia così velocemente, l’argomento è troppo delicato per essere imposto “per legge”. Di nuovo: non è meglio collaborare? Nel documento Oms, la “normale carriera sessuale” di un giovane è così definita: baci, carezze coi vestiti addosso, carezze senza vestiti, rapporti sessuali (etero), sesso orale e qualche volta sesso anale. È questo il normale per l’Oms? Si può presupporre che questa sequenza valga per tutti? Si può parlare dei delicati passaggi della sessualità tralasciando la bellezza, l’innocenza, la purezza, l’allegria, il pudore, l’intimità, la scoperta, il dominio di sé, l’essere dono l’uno per l’altro?

Il documento è pieno di rassicurazioni sul futuro felice che certe scelte porteranno, ma qualche dubbio è lecito, visti i risultati di altri esperimenti che promettevano l’uomo nuovo qui in Terra, e che, inseguendo obiettivi illusori, sono diventati presto incubi reali. Come ammoniva Edith Stein, alla base di ogni opera educativa «vi è sempre una concezione del mondo e dell’uomo» (La struttura della persona umana, Città Nuova).
Cara Oms, vogliamo discutere un attimo sulla concezione di uomo che veicola il tuo documento sull’educazione sessuale? Grazie.

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Principi di educazione sessuale
Alcuni argomenti raccomandati dall’Oms:
0-4 anni
–    godimento e piacere giocando con il proprio corpo, la masturbazione nella prima infanzia
–    gioco del dottore
–    differenti tipi di amore
–    accettazione di modi differenti di diventare un figlio di una famiglia
–    differenti relazioni familiari
–    ruoli di genere
–    diritto di esplorare la nudità
4-6 anni
–    i miti relativi alla riproduzione
–    gioia e piacere toccando il proprio corpo
–    amicizia e amore verso persone del proprio sesso
–    rispetto per le differenze: alcune persone hanno bambini, altre no
–    relazioni nei differenti tipi di famiglie
6-9 anni
–    l’idea di base della contraccezione
–    differenti metodi di concepimento
–    differenze tra amicizia, amore e lussuria
–    come il sesso è mostrato nei diversi media
–    tenerezza
9-12 anni
–    differenti tipi di contraccezione e miti relativi
–    contraccezione come responsabilità di entrambi i sessi
–    prime esperienze sessuali
–    orientamento di genere
–    come decidere se avere rapporti sessuali o no
–    differenze tra amicizia, compagnia, rapporto e differenti modalità di incontro
–    esprimere amicizia e amore in modi diversi
12-15 anni
–    maternità e paternità precoce
–    influenze di età, genere, religione e cultura
–    struttura familiare e cambiamenti (es. genitore singolo)
–    diritti sessuali
–    come gestire i conflitti tra le norme e i valori delle persone in famiglia e in società
–    conseguenze della gravidanza per ragazze e ragazzi
–    volontà di considerare le differenze di genere per quanto riguarda fertilità, riproduzione e aborto
 

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Cultura contro biologia
L’evoluzione naturale procede lentamente, con tempi di milioni di anni, anche se ogni tanto ha accelerazioni improvvise ed esplosive. L’attuale struttura della società è basata quindi su un modello di rapporti tra le persone costituitosi nei millenni. Ultimamente però, la componente culturale dell’evoluzione, sempre presente da quando l’uomo è apparso sulla Terra, sembra aver preso decisamente il sopravvento. Questo è inevitabile, in quanto è una delle caratteristiche che contraddistinguono la nostra specie.

Ma ci sono due problemi: la velocità eccessiva del cambiamento (pochi anni invece di millenni), per cui le persone non hanno tempo di assimilare, e gli interessi economici e ideologici, sempre all’opera. Entrambi generano solo infelicità. E l’infelicità genera reazioni impreviste, per cui l’evoluzione culturale va guidata con saggezza e larga condivisione, tenendo però anche conto della più lenta (ma persistente) evoluzione naturale. Altrimenti questa prima o poi presenta il conto. Ammonisce il sociologo Bauman: «Come in tanti altri campi, anche nella sessualità il regno un tempo indiscusso della sola natura viene invaso e colonizzato dalle truppe della cultura».

La legge e i tribunali (insieme con il sospetto) entrano nella sessualità. «L’esito complessivo è un indebolimento dei rapporti umani, che si spogliano di intimità ed emotività, e un appassimento del desiderio di forgiarne di nuovi e di tenerli in vita» (Zygmunt Bauman, Gli usi postmoderni del sesso, Il Mulino).

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