Il Sessantotto di Placido
Il regista arriva al Lido con "Il Grande sogno", film che illustra la vicenda di tre giovani negli anni della contestazione. Faticando però a tenere unito il tutto.
Dispiace, ma il Grande Sogno di Michele Placido, resta, filmicamente, un bel sogno. Si resta a bocca asciutta dopo due ore in cui ci viene raccontata, o meglio illustrata, la vicenda di tre giovani: lei (Jasmine Trinca) di buona famiglia cattolica, nervosetta e irritata, che scopre la rivoluzione e l’amore; lui (Riccardo Scamarcio), cioè Placido giovane che si racconta nella sua vera avventura di poliziotto che studia teatro; e l’altro lui (Luca Argentero), intellettuale estremista.
Certo, Placido è determinato e si sente come voglia dire la sua sul Sessantotto, dopo i lavori di Garrel, Giordana e Bertolucci. Ma lì era un’altra cosa. Qui, accompagnati dal commento musicale molto “da fiction” di Piovani, si assiste a uno spettacolo dove la sceneggiatura fatica a unificare in modo plausibile le tre storie dei giovani, con lei divisa tra l’amore per il pugliese e per l’intellettuale, mentre sfilano cortei, guerriglie, tiggì dell’epoca, e il padre di lei muore tra il dolore fin troppo lacrimoso dei figli.
Sicuramente raccontare il Sessantotto è cosa ardua, e infatti gli autori di cui sopra hanno fatto la scelta o di una visione “alta” (Garrel) o intimistica altoborghese (Bertolucci) o di darne uno sguardo misurato (Giordana). Placido vuole raccontarlo “tutto” ai giovani d’oggi. Il film così risulta didascalico e non prende. E, se ha soddisfatto il pubblico, ha avuto i suoi fischi dalla stampa, tanto che Placido, come qualche anno fa, se l’è presa con la povera collega spagnola che ha osato chiedergli come mai lavori con la Medusa…,salvo poi scusarsi per il suo carattere focoso. Il film, comunque, l’ha dedicato all’ex direttore di Avvenire Boffo, provocatoriamente, come è il suo stile. Ma resta una operazione ambiziosa, slegata nelle varie parti, semplicistica, in fondo. Un plauso, fra i giovani interpreti va, per impegno e credibilità, a Jasmine Trinca.