Scrivi quello che desideri su un foglio, poi impegnati per realizzarlo. Non è il suggerimento di un manuale di auto-aiuto, ma il gioco che consente a Sanghera e ai suoi figli di non arrendersi davanti alle difficoltà, «perché una volta che sarà stato piantato, potrai lavorare affinché quel seme germogli». È questo uno dei messaggi principali di questo libro dal titolo originale Shame, vergogna, il cui sottotitolo è “Prigioniere dell’onore”.

 

Sanghera, donna inglese oggi quarantenne, originaria dell’India, a quindici anni ha avuto il coraggio di dire no ai genitori che volevano farla sposare con uno sconosciuto molto più grande di lei. Scappata di casa con un ragazzo di casta inferiore, ripudiata da famiglia e comunità, non si è arresa: oggi lavora, con la sua associazione Karma Nirvana, per assistere donne vittime di violenza e ragazze costrette a matrimoni forzati. Nel solo 2009 ha aiutato quasi ventimila donne, ricevendo per questo minacce di morte. Sanghera è un concentrato di energia e caparbietà, nonostante due matrimoni falliti, tre figli da mantenere e tutte le fragilità, debolezze e depressioni di una donna costretta a farsi strada da sola in una società come quella inglese, guardata con ostilità dalla sua famiglia, che però offre opportunità concrete a chi lotta per un futuro migliore.

 

Sanghera nel libro racconta anche la storia di Usha, Nadia, Zainab, Chandi e altre giovani donne rinchiuse, violentate o morte in circostanze poco chiare dopo aver rifiutato l’uomo che era stato loro imposto. In alcuni punti il libro, peraltro molto scorrevole, sembra appesantirsi, ma la storia va conosciuta fino in fondo. Per imparare a comprendere le ragioni di chi ci circonda, anche se ci fa del male, e per capire che in ognuno di noi, anche in chi sembra il più piccolo di tutti, c’è una grande forza che consente di andare avanti con decisione.