Il Senegal e il Ciad decidono la partenza dei soldati francesi

Il presidente del Senegal, Bassirou Diomaye Faye, vincitore delle elezioni di marzo 2024, ha annunciato il 28 novembre, e poi ancora il 31 dicembre, la chiusura delle basi militari francesi in Senegal, a partire dal 2025. 
Il presidente del Senegal, Bassirou Diomaye Faye (al centro), passa in rassegna le truppe durante una cerimonia per commemorare l'80° anniversario del "massacro di Thiaroye" presso il campo militare di Thiaroye, circa 15 km a est di Dakar, Senegal, 1° dicembre 2024. Foto: EPA/JEROME FAVRE via Ansa

Il primo ministro senegalese Ousmane Sonko e il presidente ciadiano Mahamat Idriss Deby (tramite il suo ministro degli Esteri) hanno reagito duramente alle accuse del presidente francese Emmanuel Macron che il 6 gennaio ha affermato che gli africani stanno facendo un voltafaccia, ed ha sostenuto che la partenza delle truppe francesi è stata una decisione della Francia.

Durante la conferenza degli ambasciatori, Emmanuel Macron ha fatto osservazioni considerate molto dispregiative nei confronti dei leader africani. 

La Francia ha fatto bene ad intervenire militarmente in Africa «contro il terrorismo» dal 2013, ma i leader africani «si sono dimenticati di ringraziarci», ha detto Emmanuel Macron, aggiungendo che nessuno di loro potrebbe oggi gestire un Paese sovrano senza questo intervento. «Non importa, arriverà con il tempo» il ringraziamento, ha scherzato il presidente francese. «No, la Francia non è in declino in Africa, è semplicemente lucida, si sta riorganizzando», ha sostenuto. E «abbiamo scelto di trasferirci in Africa […] perché dovevamo spostarci». 

Ed ha rincarato la dose: «Abbiamo proposto ai capi di stato africani di riorganizzare la nostra presenza. Dato che siamo molto educati, abbiamo dato loro il primato dell’annuncio», ha spiegato Macron.

Ousmane Sonko, il premier senegalese, ha immediatamente contestato che l’annunciato ritiro dei soldati francesi dal suo Paese avrebbe dato luogo a negoziati e si è trovato in forte disaccordo con i commenti del presidente Emmanuel Macron sull’impegno militare francese in Africa. 

Sonko ha definito sui social network «totalmente errata» l’affermazione secondo cui la partenza annunciata di alcune centinaia di soldati francesi farebbe seguito ad una proposta della Francia, che avrebbe lasciato i Paesi interessati ad una riorganizzazione della presenza militare francese il compito di annunciare gli spostamenti. «Finora non c’è stata alcuna discussione o negoziazione e la decisione presa dal Senegal deriva dalla sua sola volontà, in quanto Paese libero, indipendente e sovrano», ha affermato Sonko, il cui Paese ha annunciato nelle ultime settimane la fine, nel 2025, di tutti i diritti francesi e della presenza militare straniera sul suolo nazionale. 

«La Francia non ha né la capacità né la legittimità per garantire la sicurezza e la sovranità dell’Africa. Al contrario, ha spesso contribuito a destabilizzare alcuni Paesi africani come la Libia, con conseguenze disastrose sulla stabilità e la sicurezza del Sahel», ha risposto Sonko. 

Per il primo ministro senegalese la sovranità del Senegal è particolarmente delicata: porre fine alla presenza militare straniera in Senegal era infatti una delle sue promesse elettorali, condivisa con il suo partito, Pastef, che ha vinto le elezioni presidenziali di marzo 2024. 

Infine, Sonko ha ritenuto opportuno «ricordare al presidente Macron che se i soldati africani, a volte mobilitati con la forza, maltrattati e infine traditi, non fossero stati schierati durante la seconda guerra mondiale per difendere la Francia, forse (ci) sarebbero ancora oggi i tedeschi».

Da parte ciadiana, il ministro Abderaman Koulamallah ha affermato: «Il governo della Repubblica del Ciad esprime la sua profonda preoccupazione a seguito delle dichiarazioni rilasciate recentemente dal presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, che riflettono un atteggiamento di disprezzo nei confronti dell’Africa e degli africani». Ricordando, poi il ruolo determinante svolto dall’Africa e dal Ciad «nella liberazione della Francia durante le due guerre mondiali». Immensi sacrifici sono stati «minimizzati» senza che venisse espresso un «grazie degno di questo nome», ha infine concluso Koulamallah.

Nel suo comunicato stampa, il capo della diplomazia ciadiana ha sostenuto inoltre che «in 60 anni di presenza [in Ciad], […] il contributo francese si è spesso limitato ai propri interessi strategici, senza alcun impatto reale e duraturo per lo sviluppo del Paese». Prima di concludere ha invitato Macron a concentrarsi sulla «risoluzione dei problemi che preoccupano il popolo francese».

Anche in Francia le dichiarazioni di Macron non sono state considerate: un comunicato di France insoumise (il movimento di sinistra fondato da Jean-Luc Mélenchon) recita: Le dichiarazioni di Macron «riflettono una cecità che rasenta la follia» e rivelano «un paternalismo neocoloniale semplicemente intollerabile». E il partito della sinistra radicale: «Tali commenti sono politicamente incoerenti e diplomaticamente del tutto irresponsabili e indeboliscono ulteriormente le nostre relazioni con le nazioni dell’Africa occidentale».

Il presidente del Senegal, Bassirou Diomaye Faye, ha ribadito il 31 dicembre la chiusura delle basi militari francesi in Senegal, a partire dal 2025.

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons