Il segreto di Ivan
È originario di Sciacca, cittadina siciliana a un tiro di schioppo da Pantelleria e da Tunisi. Il ventinovenne Ivan Segreto è arrivato da poco sulla ribalta musicale, ma l’ha fatto nei migliore dei modi: con un ottimo album di jazz cantautorale inciso per una major come la Sony, e supportato da uno sponsor d’eccezione come Franco Battiato (che l’ha voluto al seguito del suo tour estivo). Il segreto di Ivan si chiama zio Nino. Un musicista di strada, giramondo e anticonformista che ancora rappresenta il suo principale punto di riferimento artistico. Porta Vagnu, il brano che l’ha imposto all’attenzione generale, è stato scritto in sici liano proprio da lui, quando Ivan era ancora un ragazzino e cominciava le sue immersioni sul pianoforte di casa. Il segreto di Ivan sta an che nella sua storia. Una storia di incroci e di confronti, perennemente attraversata da una costante ricerca di sintesi tra opposti: il proprio microcosmo artistico da armonizzare coi pandemoni di una famiglia numerosa, la rigida formazione classica da rendere compatibile con l’amore per il jazz e l’improvvisazione, il sole della sua Sicilia da reinventare nel grigiore di Milano. Il resto sono le vicissitudini di tanti che si sono fatti le ossa suonando per due lire nei locali, tirando la cinghia per permettersi gli studi e per preservare l’amore per la musica dalle travagliate routine di chi sa di non avere alle spalle una famiglia abbiente. È da tutto questo che nasce questo bellissimo album di debutto, accolto benissimo dai critici, apprezzato dai cultori di certa canzone d’autore, in circolo perfino nelle spocchiose playlist dei network radiofonici. Fin troppo, verrebbe da dire: perché un debutto troppo incensato finisce spesso col far da viatico a una stroncatura dell’album seguente. Ma il nostro dimostra d’aver sviluppato anticorpi buoni anche per quest’insidia: l’umiltà di chi sa di avere ancora molto da imparare, la cocciutaggine necessaria per continuare a crescere, una sana dose di pragmatismo. Ma torniamo al disco. Nove brani sospesi tra jazz notturno e atmosfere da pianobar, la bella voce sostenuta da un pianoforte molto discreto, qualche colpo di spazzola, un contrabbasso e, qua e là, il delicato sovrapporsi di una quartetto d’archi o di qualche fiato. Tutto qui, perché le sue canzoni non hanno bisogno di arzigogoli o marchingegni di sorta. Come tutti gli esordienti di vero talento, Ivan dà l’impressione di doversi soltanto emancipare dagli inevitabili modelli di riferimento: Sergio Cammariere in primis, ma anche il Caputo più riflessivo, Tenco e Bindi, i grandi crooners anglostatunitensi. Ma proprio perché di talento cristallino si tratta, state pur certi che è solo questione di tempo. Nell’attesa godiamoci questo delizioso esercizio compositivo ed interpretativo che pare fatto apposta per depurare le orecchie ingolfate dalle cagnare del vacanzismo modernista. Perché le sue canzoni hanno i colori tenui del tramonto, il sapore rustico di una vecchia locanda sul mare, il cheto srotolarsi dei sussurri degli innamorati. E soprattutto scaldano il cuore: e tutti sappiamo che di questo tipo di calore nessuno ne ha mai abbastanza, neppure d’estate… CD Novità MOUSSE T ALL NIGHT MADNESS Sony Questo dj tedesco di origine turca è uno dei grandi protagonisti dell’housemusic contemporanea. Astuto manipolatore di suoni, si presenta ora come firmatario di un album virato verso il poprock modernista (in una vasta gamma di nuances espressive) supportato da vocalist del calibro di Hugh Cornwell, Rochford, ed Emma Lanford presente nel singologuida It is ‘Cos I’m cool, altro tormentone del momento. Che vi piaccia o no, questa è la musica che ci gira intorno. ALLOISIO & A.M.T. LA RIVOLUZIONE C’È GIÀ STATA Storie di Note Il buon Giampiero, già fido collaboratore di Gaber, torna sui mercati con la sua Assemblea Musicale, sulle orme del padre del teatrocanzone. Canzoni taglienti, talvolta caustiche, sempre intelligenti. Buone per pensare e far discutere, certo più vicine al cabaret che alla canzonetta radiofonica. THE LADYKILLERS SOUNDTRACK Sony Il remake dei fratelli Coen del celebre film La signora omicidi s’avvale di una stuzzicante colonna sonora dominata dal gospel. Non solo quello storico, rappresentato da eminenze come The Soul Stirrers e Blind Willy Johnson, ma anche spericolati riadattamenti di band come i Nappy Roots che incrociano le sempiterne atmosfere di questa forma di preghiera in musica con le ritmiche della subcultura hiphop. Prodotta da un rigoroso new traditionalist come T.Bone Burnette, la colonna sonora non necessita delle imprese di Tom Hanks e comprimari per essere goduta. P.J.HARVEY UH UH HER Island Tra le rockeuse in circolazione, miss Polly è tra le più coerenti e ispirate. Questo suo nuovo lavoro, grezzo e minimalista, ma anche profondo ed intenso, la conferma l’erede più probabile e credibile di quella poetica rock al femminile che ha in Patti Smith la madre di tutte le muse.