Il sangue e la terra

I funerali delle vittime del reatino si terranno ad Amatrice e non a Rieti: il prefetto smentito dal premier. Giusto così
Morti Terremoto © Michele Zanzucchi 2015

Ha suscitato dapprima un po’ di perplessità la polemica scoppiata a proposito del luogo dei funerali di gran parte delle vittime del recente terremoto nel reatino. Mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti, celebrerà quindi le esequie ad Amatrice, in una cittadina di difficilissimo accesso (le tre strade di accesso sono totalmente o parzialmente non percorribili) dopo una convulsa giornata in cui il prefetto, che “razionalmente” aveva spostato la cerimonia all’aeroporto di Rieti, era stato smentito “col cuore” da Matteo Renzi dopo una telefonata col sindaco.

 

Ci si chiede come mai questo cambiamento è stato così fortemente voluto dagli abitanti dei paesi colpiti, così come dalla Chiesa locale, nonostante le evidenti difficoltà logistiche. Credo che la ragione sia semplicemente umana, e biblica. Perché l’uomo è costituito sì di quel sangue che crea il legame più forte che ci sia, che supera tempo e spazio, ma anche di terra come ricordava la Bibbia nella traduzione latina della Vulgata, quel memento homo che il prete pronunciava nell’imposizione delle ceneri il mercoledì santo: «Ricordati uomo che polvere sei e polvere tornerai ad essere». Così, brutale, al punto che nella riforma liturgica la formula è stata sostituita con quella più evangelica della conversione, del credere al Vangelo.

 

Ma il memento homo aveva un potere evocativo straordinario: il luogo dove si muore non può essere dimenticato. Tanto più nel caso di questo terremoto, in cui i cadaveri sono stati estratti totalmente ricoperti di polvere, imbrattati di pietra sbriciolata, avvolti in un sudario di terra. Non è certamente feticismo, non è assolutamente superstizione, non è nemmeno semplice tradizione: il legame con la terra ritorna prepotente nel momento della morte, è un dato antropologico, ancestrale. Terra madre e terra matrigna, ma pur sempre terra che non si può dimenticare. Lo stesso Gesù ha conosciuto la terra prima della morte, con le cadute sulla via crucis, nella morte, perché il palo della croce era infisso nella terra-complice, e poi nella sepoltura interrata, avvenuta nel luogo della morte. Ma da quella stessa terra poi è risuscitato. La terra della sua Gerusalemme.

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