Il samaritano e la ruota bucata

Pedalata in montagna dopo una settimana di lavoro, ma ad un tratto si sente un "poff" e la gomma del vicino è a terra. Sono in ritardo, troverò i negozi chiusi, è domenica e i gommisti non riparano nulla, eppure si può fare anche altro. Un lettore ci scrive
Una ruota bucata

La domenica, normalmente la trascorriamo tutta la famiglia insieme. Per lavoro, sono fuori tutta la settimana così, il sabato e la domenica servono per le faccende di casa e per le cose in sospeso. Ma c'è tempo anche per il riposo. Dopo la messa del mattino mi sono attrezzato e sono partito con la bicicletta per raggiungere un paesino di montagna a circa 25 chilometri da Cuneo dove c’è una macelleria che vende un’ottima pancetta all’aglio: leccornia di cui vado matto. Poi, siccome mia moglie aveva un impegno, e pure mio figlio, niente di meglio fare di quel panino per il mio pranzo. Condito dalla sana pedalata, di oltre cinquanta chilometri, metà in salita per di più.  Ottimo si bruciano le calorie ingerite con la squisita pancetta. Che vuoi di più per una fresca domenica di luglio. Sono un po’ in ritardo, così cerco di pedalare più velocemente possibile, i negozi chiudono alla mezza e non posso restare senza panino. L’andatura è azzeccata pedalo tranquillo, lungo il percorso, come è uso fare, saluto gli altri ciclisti che incontro, ma dopo aver salutato un signore con la maglia bianca sento “poff”. Guardo e per fortuna non è la mia gomma ad essersi bucata ma quella dell'altro.

Mille pensieri mi passano subito in mente: se mi fermo troverò poi il negozio della gastronomia chiuso e addio pancetta. Poi che aiuto posso dargli: io non ho una gomma di scorta. Dovrei tornare indietro tornare indietro di 200 metri, poi ripartire in salita. Decido: faccio finta di non aver sentito “poff”. Ma non ci riesco. Due pedalate ancora e torno indietro.

Raggiunto il signore “bucato”, comincio a parlare, scopro che si chiama Roberto, che neanche lui ha una gomma di scorta e che a casa sua non c’è nessuno che possa venire in auto a prendere lui e la sua bici. Il paese più vicino è a circa 8 km e poi i negozi di bici saranno tutti chiusi. Chiamo mio figlio Daniele e gli propongo di prendere l’auto e fare un salto per caricare Roberto e la sua bici e portarlo a casa: resta stupito dalla richiesta ma accetta subito.

«Allora ciao – saluto il ciclista in panne – Daniele arriverà fra poco» e intanto rimonto sulla mia bici. E lui ancora più stupito riesce a domandarmi: «Perché fai questo?». «Perché nella Messa di oggi il Vangelo parla del buon samaritano e non potevo lasciarti così». Riprendo a pedalare, in salita ripartire è faticoso, riprendere il ritmo. Poi ho anche perso il panino con la pancetta, ma dentro la gioia era di aver potuto dire una parola di Vangelo a Roberto.

Pier Luigi – Cuneo

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