Il rosa è da femmine
In Inghilterra studi e campagne "ad hoc" rilanciano l'attenzione sul perché le donne preferiscano questo colore.
Si definiscono femministe i membri delle Pinkstinker (letteralmente puzza rosa, ndr), un’associazione inglese che sfida la cultura del rosa, colore da sempre abbinato al mondo femminile. A parer loro una minaccia reale allo sviluppo del ruolo attivo nella società delle donne. Ad una delle ultime campagne delle Pinkstinker, mobilitatesi contro i regali in rosa alle femminucce, ha aderito anche il sottosegretario alla giustizia Briget Prentice.
Una questione tanto antica quanto consumata quella del perché alle donne venga associato il colore rosa e agli uomini l’azzurro. «Il rosa comunica accoglienza − ci spiega Gerardo Carnimeo, che ha studiato per anni la simbologia dei colori − poiché deriva dal rosso, colore della vita, e il bianco». L’argomento inizia a farsi più spinoso se pensiamo che questa avversione femminista nei confronti del rosa è frutto del nostro mondo consumista.
Ci soffermiamo a parlarne con l’antropologa Gabriella Marucci. «È un colore legato alla dolcezza, alla morbidezza − ci risponde − e in una società che tende all’omologazione, è vista come una minaccia l’essere etichettati anche per cose futili come questa. Ma sinceramente è tipico della nostra società l’ingigantire le piccole questioni. Basta prendere coscienza che esistono categorie che distinguono uomini e donne, e non preoccuparsene, non aver paura».
Anya Hurlbert, biologa inglese dell’Università di Newcastle, sostiene che d’istinto le donne scelgono il colore rosa perché l’evoluzione della specie le avrebbe portate ad amare questo colore, espressione dei frutti maturi e legata all’attività a cui erano dedite. Teoria che fa acqua per la prof.ssa Marucci: «Non è dimostrabile. È una scelta culturale e non un’evoluzione biologica. La maggioranza della nostre scelte è condizionata dalla cultura intesa anche in senso lato e indipendente dai nostri gusti come l’educazione o la moda».
Si fa decisamente fatica a trovare delle spiegazioni plausibili. E questa è già una risposta. Già, forse la soluzione sta nel non dare troppo peso alla cosa, come ha suggerito la prof. Marucci. E non è il caso che io mi chieda ancora perché possiedo un cellulare rosa shocking donato gentilmente da un negoziante a mio padre appena aveva saputo che era per sua figlia… femmina appunto.