Il ritorno di Tarzan

Il mitico uomo-scimmia torna sul grande schermo. Ad interpretarlo, in un bel film per tutta la famiglia, c'è Alexander Skarsgard, diretto da David Yates e affiancato da Margot Robbie nei panni di jane
Alexander Skarsgard foto Ansa

Stanchi di supereroi da blockbuster, i furbacchioni di Hollywood hanno riscoperto il mitico uomo- scimmia, ossia Tarzan, creato nel 1914 dalla fantasia di Edgar Rice Burroughs. Dopo decine di film, fin dal 1920, passando attraverso l’icona in bianco e nero Johnny Weissmuller, dal celebre urlo, e saltando da una liana all’altra al forzuto Gordon Scott degli anni Cinquanta, alla caricatura del nostro Totò e ai disegni animati della marca Disney (e dimenticando le altre versioni più o meno (s)corrette), arriviamo ad oggi.

 

La leggenda di Tarzan ha alcuni pregi. In primo luogo non raggiunge le due ore, il che è già un merito in confronto all’infinita lunghezza dei filmoni attuali  Poi, è adatto a tutti, perché lo stile epicheggiante, ma non troppo e ricco di effetti speciali è piacevole e riposante: in fondo è una fiaba, no?

 

Comincia in modo originale con Tarzan, ridiventato John Clayton III, felicemente sposato con la diletta Jane,  molto british, convocato dal Primo Ministro per tornare in Congo insieme alla moglie (una dinamica Margot Robbie) a sventare i traffici illegali di diamanti e lo schiavismo gestiti per conto del re del Belgio dall’avventuriero Captain Ron (Christoph Waltz, ormai sempre in parti di cattivissimo).

 

Tarzan riscopre Tarzan a contatto con la natura, gli animali, gli ex fratelli gorilla e i guerrieri che lo vogliono uccidere. Ovvio, non si arrende. Scontri epici, flashback dove Tarzan rivede la sua storia dalla nascita in poi – un sistema interessante per riassumere la vicenda dell’eroe, compresi tutti i film precedenti -, amore per la natura che va protetta dai perfidi colonizzatori  (messaggio ecologico), lotta contro i politicanti avidi (messaggio antigovernativo), una strizzatina anticattolica (non manca mai, il cattivo ammazza con la corona del rosario),  e amore con la bella Jane, ma non troppo.

 

Lui, cioè Tarzan, questa volta è lo svedese Alexander Skarsgard, atletico al massimo – in fondo recita soprattutto col corpo -, rapido, determinato ma pure riflessivo, innamorato della sua giungla. Non sveliamo il finale e tanti passaggi interessanti, ma il divertimento e il bel-vedere (fotografia splendida) sono assicurati nel film diretto con sagacia, pur senza impennate artistiche, da David Yates. Costato 180 milioni di dollari, si spera li incasserà. Questo è il film su Tarzan, cosa aspettarsi di più? Peccato che certa critica l’abbia stroncato: forse alcuni non sanno più godersi la semplicità di una favola?

 

Escono anche: l’avventuroso, dinamico Bastille day, il colpo del secolo con tanto di inseguimenti sul tetto; Cell con John Cusack e Samuel L. Jackson, apocalisse cellulare; Una spia e mezzo, una commedia divertente per tutti.

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