Il ritorno di Omar Sharif
Omar Sharif, uno dei più grandi attori del cinema internazionale, è tornato alla ribalta lo scorso anno con il bellissimo film francese Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano. Subito dopo sono venute due prove impegnative e belle: la parte del principe don Nicola nella Napoli del 1815 nel film Fuoco su di me di Lamberto Lambertini e quella di san Pietro nel film televisivo Pietro della Lux Video, per la regia di Giulio Base, tra breve in onda su Raiuno. Lo incontro a Napoli, mentre è in procinto di partire per Hammamet. So che lei ama tornare, quando può, a Napoli… Sì, amo molto Napoli e vi torno sempre con piacere perché la gente di questa città assomiglia molto alla mia gente. Ho qui molti amici con i quali ho partecipato a tornei internazionali di bridge. Quando sono qui mi sento come in Egitto. Ricordo che un giorno incontrai nella mia terra un uomo misero, che aveva stampato sul viso un’espressione di gioia e di felicità. Gli chiesi cosa lo rendeva così felice e lui alzando le mani in alto mi disse: Il sole, Dio…. Sembrava quasi che volesse prendere il volo, tanto quell’uomo era felice. Qualcosa di simile trovo tra i napoletani; sempre fiduciosi nonostante le difficoltà, e sicuri che tutto si aggiusterà, che tutto andrà per il meglio… È quest’ottimismo di fondo che fa di un napoletano una persona speciale, e questo mi affascina. Purtroppo questa città viene alla ribalta per tanti omicidi e violenza. Non solo Napoli… La gente si ammazza da tutte le parti e poi non dimentichiamo che stiamo lasciando morire di fame tanti popoli. Bisogna fare tutti insieme uno sforzo più grande per combattere tanta violenza e tanta ingiustizia. Io cerco di dare un contributo con la mia arte. Ho 73 anni e mi resta poco tempo ancora da vivere, per cui ogni occasione che mi viene offerta la sfrutto per promuovere la pace e per dire agli uomini: Amatevi, siate fratelli. Dico sempre ai miei nipoti: Ogni giorno uscendo di casa preparatevi ad amare la gente che incontrate, a fare loro del bene, non importa che sia bianca, nera, che sia musulmana o cristiana o ebrea. Amala per quello che è…. Sembra una cosa semplicissima ma è molto difficile da attuare. C’è in questo amore tutta la forza che viene dal cristianesimo. Per questo sono felice di interpretare la figura di san Pietro… Io sono musulmano, ma la mia famiglia era cattolica, per cui nell’interpretare Pietro ho attinto all’esperienza della mia infanzia e giovinezza, a quei valori che sono propri del cristianesimo. Il principe don Nicola, la figura di Pietro… Cosa le hanno donato questi personaggi e cosa lei ha cercato di dare a queste due figure? Uno spettatore, dall’esterno, pensa che ci sia una grande differenza tra l’attore e il personaggio. E inizialmente appare così. In Fuoco su di me, don Nicola vive all’inizio dell’Ottocento e c’è grande differenza tra l’Ottocento e il nostro secolo; inoltre don Nicola è italiano e nobile, io sono egiziano e vengo da una famiglia del popolo. Sono cose che fanno la diversità tra me e il personaggio. Ma una volta che comincio a lavorare, avviene una sorta di identificazione tra me e il personaggio, qualcosa di misterioso e affascinante, ed alla fine quando termino di girare mi sembra che quel personaggio mi assomigli, oppure che io assomigli al personaggio tanto mi sono identificato con esso… Una volta finito il film devo però essere capace di staccarmi dal personaggio interpretato per entrare pienamente nel nuovo. Adesso sono totalmente proiettato nel personaggio di san Pietro, col quale cerco di identificarmi fino in fondo. Posso dire allora che ogni personaggio mi dà tutto ed io do tutto me stesso al personaggio. Ci sono stati aspetti del personaggio di don Nicola e di san Pietro per i quali lei ha vibrato maggiormente? Non c’è mai qualcosa che mi piace di più in un personaggio che ho scelto di interpretare. Il personaggio ha valore in sé in tutti i suoi aspetti, anche in quelli che apparentemente possono non sembrare buoni. Un po’ come avviene nella vita… Io ho letto il copione di Lambertini e mi sono commosso e ho detto: farò questo film. Forse perché è un film senza violenze… o forse perché era un momento della mia vita in cui avevo bisogno di trovare questa storia. Così come mi ha affascinato subito la figura di san Pietro, un uomo comune, di grande semplicità, un uomo che sbaglia, che riconosce i suoi errori, ma soprattutto un uomo che ama. Quello che mi sorprende sempre e mi affascina è la vita con le sue ombre e luci con i suoi alti e bassi e tutto ha valore… Le cose artificiose, false, apparentemente perfette non mi interessano…. Non posso però salutarla senza ricordare quel film nel quale ho incontrato per la prima volta l’arte di Omar Sharif: Il dottor Zivago. Per i miei gusti, un film troppo sentimentale. Ma una grande storia? Non sempre da bei libri vengono fuori film perfetti. Le faccio tanti auguri per il suo futuro. Un futuro limitato (ride), ogni giorno più limitato. Forse il sapere che c’è un limite ci permette di vivere ogni momento con più intensità. Forse! Sono un uomo che vive immerso nel presente e nel presente cerco di cogliere il positivo che c’è intorno a me. Ma… a voler essere sincero devo dirle che io divento anche ogni giorno più impaziente, quasi che non avessi più tanto tempo per essere paziente… (scrolla un po’ la testa e ancora sorridendo spiega) non posso perdere il mio tempo per cose secondarie, che non rispondono alle mie esigenze… non posso… (Stringendomi poi calorosamente la mano con i suoi due occhi neri e penetranti puntati sui miei) Mille volte grazie, mille volte.