Il ritorno di Justine
Lasciato il tennis nel 2008, la Henin è tornata al successo nel torneo di Stoccarda. Mostrando il talento di sempre ed un nuovo equilibrio interiore.
Quando nel maggio del 2008 annunciò il suo ritiro dalle competizioni, milioni di appassionati di tennis furono presi in contropiede. Justine Henin allora non aveva ancora compiuto 26 anni, era la numero uno del mondo, una giocatrice universalmente ammirata, capace d’incantare con il suo tennis geniale ed un magnifico rovescio, un vero e proprio marchio di fabbrica. La Henin aveva vinto 41 titoli nel circuito professionistico tra cui 7 prove del Grande Slam (quattro volte il Roland Garros, due gli US Open ed una gli Australian Open). Grazie ad un talento ed una voglia di vincere fuori dal comune aveva incontrato, e spesso battuto, tenniste fisicamente molto più dotate di lei. Come la connazionale belga Kim Cljisters, le sorellone statunitensi Venus e Serena Williams, o le amazzoni russe capitanate dall’affascinante Maria Sharapova. Atlete capaci di sovrastarla atleticamente, ma non in quanto a creatività ed eleganza di gioco.
Ma allora perché abbandonare così presto? Chi conosceva bene la sua storia non si stupì più di tanto. Perché anche la più salda campionessa non avrebbe potuto non farsi scalfire prima o poi dalla drammatica perdita della mamma, avvenuta quando la tennista belga aveva solo dodici anni, dai continui scontri con il padre ed il resto della famiglia, dai molti problemi avuti durante il matrimonio celebrato ad appena venti anni. Senza dimenticare le tante complicazioni fisiche che hanno via via logorato un corpo a cui Justine ha dovuto chiedere tanto, forse troppo, per poter cercare di competere (quasi) alla pari con atlete molto più alte e robuste di lei.
L’anno che ha preceduto la decisione del ritiro, poi, è stato carico di emozioni. Prima, il traumatico divorzio. Successivamente, l’improvvisa riconciliazione con il resto della famiglia dopo anni di incomprensioni. Un incidente d’auto, che quasi le ha portato via uno di loro, ha indotto tutti a sopire reciproci rancori per andare all’essenziale. Da quel momento in poi Justine è diventata un’altra. Ha cominciato a sorridere più spesso, ha smesso di avere in campo certi atteggiamenti antipatici, ha giocato per mesi un tennis fantastico. Infine, la decisione di lasciare il tennis, scaturita anche dal desiderio di avere più tempo per fare nuove esperienze.
Tra queste, particolarmente “illuminante” è stato un viaggio in Congo in qualità di ambasciatrice dell’Unicef dove ha potuto osservare di persona le terribili condizioni di donne e bambini nell’ex colonia belga dove i diritti umani sono spesso messi a dura prova. Esperienze cha non hanno lasciato indifferente la Henin, che l’hanno fatta ulteriormente maturare. Raggiunta così una certa “tranquillità interiore”, assente nonostante i numerosi successi ed i tanti milioni guadagnati durante la prima parte della sua splendida carriera, Justine non ha resistito al richiamo del campo. Perché ogni atleta che lascia l’attività agonistica sente prima o poi la spinta a voler tornare a praticare lo sport che ama e che ha fatto sin da bambino. Così, grazie anche al sostegno dell’inseparabile coach argentino Carlos Rodriguez, il tecnico che per anni ha fatto anche le veci di quel padre che lei non aveva più voluto vedere, Justine a gennaio è rientrata nel circuito.
Con il successo ottenuto domenica a Stoccarda la Henin è tornata a vincere. Prossimo appuntamento Parigi, il torneo dove riesce ad esprimere il suo miglior tennis, dove i ricordi ogni volta la assalgono. I ricordi delle tante vittorie ottenute sui campi in terra rossa più famosi del mondo, certamente. Ma soprattutto i ricordi di quel giorno quando, assistendo in tribuna con mamma Francoise ad una finale Graf-Seles poco prima che un tumore gliela portasse via, promise alla madre che un giorno anche lei avrebbe vinto quel torneo. Bentornata Justine.