Il ritorno di Fidia
Non è un caso che ad inizio mostra sia collocato il Ritratto di Fidia di Auguste Rodin (1896), il grande scultore francese, e che in una sezione sia raffigurato Antonio Canova che abbraccia l’Erma del Genio, lui che veniva chiamato il Fidia moderno.
Il fatto è che l’antico architetto e scultore dei tempi di Pericle (V secolo a.C.) è rimasto nell’immaginario collettivo come il vertice della creazione di bellezza, tale da aver influenzato tutta l’arte occidentale.
Chi sale infatti ad Atene sul colle dove si erge il Partenone e poi scende al Museo con i rilievi scolpiti resta stordito dalla potenza, dalla sete di eternità da voler circoscrivere l’universo in una architettura e l’uomo in immagini di una giovinezza incorruttibile. È quella estasi che ha preso gli imitatori di Fidia, gli artisti che si sono ispirati a lui lungo i secoli, dai romani ad oggi. E prende anche noi vedendo i marmi rimasti, sia quelli finiti a Londra (che dovrebbero tornare in Grecia) o a Berlino o al Louvre di Parigi e sia quelli per fortuna ancora in patria.
Nei confronti di questo artista assoluto, la mostra romana presenta una stupenda ricostruzione sia dei templi come delle sculture ad Atene come ad Olimpia. Sfilano modelli, copie antiche di Apollo e di Atena, monete e immagini preziose del Partenone prima dell’Ottocento, come il famoso taccuino Carrey di disegni del 1674 nel quale è riprodotta la decorazione del tempio prima dell’esplosione del 1687 che lo distrusse in parte.
Si rivive l’essere portati indietro nel tempo tramite l’installazione Fidia e il Partenone a cura di OrF Quarenghi, si contemplano quattro frammenti originali del Fregio, si ammirano statue e busti di Atena e Apollo provenienti da musei o collezioni private. In particolare è visibile il Codice Hamilton 254 da Berlino, un manoscritto quattrocentesco che mostra il Partenone come era all’epoca. Tra copie romane, originali greci e molta documentazione la rassegna fa entrare nel mondo di Fidia, dei suoi successori e dei suoi interpreti fino a noi, esempio di una bellezza oltre il tempo che ancora ci appartiene.
Musei Capitolini – Villa Cafafrelli. Fino al 5.5. 2024.
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