Il ritorno dello Zar
Al via i campionati europei di pattinaggio artistico. Fari puntati sul rientro alle gare di Plushenko, il campione russo che, dopo aver superato diverse difficoltà, è diventato una star
Nell’ambiente del pattinaggio è conosciuto come il Nureyev biondo venuto dalla Siberia, come l’angelo di San Pietroburgo o, più semplicemente, come lo Zar. Stiamo parlando di Evgeni Viktorovich Plushenko, forse il più grande pattinatore sul ghiaccio della storia, certamente uno dei più vincenti e spettacolari interpreti di sempre di questa affascinante disciplina. Un pattinatore che possiede uno stile “affascinante”, un atleta che durante la sua fantastica carriera ha fatto dell’eleganza e della perfezione tecnica i suoi punti di forza.
Oggi Plushenko è una star celebrata in ogni parte del mondo, un ragazzo di ventinove anni che con le sue prodezze sul ghiaccio ha conquistato nel tempo milioni di appassionati. Ma il suo cammino verso il successo non è stato certo dei più semplici, la vita non gli ha regalato solo gioie e gloria. «Non posso mai dimenticare la mia infanzia difficile e tutti gli sforzi che ho fatto per arrivare sin qui», ricorda spesso durante le interviste. Quando Evgeni nacque a Solnechni, nel 1982, papà Victor, operaio, lavorava infatti al completamento della Bajkal-Amur, una linea ferroviaria che collega la Siberia con l’estremo Oriente russo, e viveva nei baracconi che venivano predisposti lungo l’avanzamento dei binari. Un giorno Evgeni prese una brutta polmonite a 30° sotto zero e fu costretto ad un lungo ricovero in un sanatorio: per lo spavento i coniugi Plushenko decisero allora di trasferirsi nella più “accogliente” Volgograd, dove Victor trovò lavoro come carpentiere.
Nel frattempo Evgeni aveva iniziato a pattinare. I soldi però scarseggiavano, e nonostante fu subito chiaro che il ragazzo possedesse una predisposizione innata per andare sul ghiaccio, non vi erano le possibilità economiche per assecondare e far crescere adeguatamente il suo talento. Malgrado le difficoltà, mamma Tatiana decise di fare comunque un tentativo per dare un’opportunità a suo figlio: quando Evgeni compì undici anni si trasferì per qualche tempo con lui a San Pietroburgo, dove lo affidò alle cure di Alexei Mishin (ancora oggi il suo allenatore), un vero e proprio “maestro” del pattinaggio artistico mondiale. Ex pattinatore nazionale sovietico, laureato in ingegneria meccanica, Mishin ha saputo coniugare le sue due passioni per aiutare i suoi allievi a sviluppare una perfetta tecnica di salto. Grazie ad approfonditi studi biomeccanici, infatti, questo stimato tecnico ha potuto aiutare i suoi futuri campioni a raggiungere un perfetto controllo della posizione del corpo e delle braccia durante le evoluzioni sul ghiaccio.
Non c’erano sufficienti soldi per mantenermi – racconta Plushenko – e mia madre, dopo poco tempo, mi dovette lasciare per tornare a casa a guadagnare del denaro asfaltando le strade». Così Evgeni è stato costretto a crescere in fretta, solo, senza il resto della famiglia, lontano 1600 chilometri da casa, obbligato a vivere con altre cinque famiglie in un appartamento di appena 60 metri quadri. Ma, grazie al sapiente lavoro di Mishin, diventato per lui come un secondo padre, e grazie soprattutto ai sacrifici e al sostegno della sua famiglia, ha potuto intraprendere una carriera in cui ha vinto tutto quello che c’era da vincere: 9 titoli nazionali russi, 6 campionati europei, 3 mondiali e ben 3 medaglie olimpiche (oro a Torino nel 2006, argento a Salt Lake City nel 2002 e a Vancouver nel 2010).
Negli ultimi anni Plushenko ha gareggiato poco: una prima pausa agonistica durata quasi quattro anni e interrotta giusto in tempo per partecipare ai Giochi di Vancouver del 2010; un secondo stop, questa volta a causa di una squalifica inflittagli dalla Federazione Internazionale perché nel marzo del 2010, anziché partecipare ai mondiali, scelse di prendere parte a un’esibizione. Ma prima di appendere i pattini al chiodo Evgeni ha ancora un sogno nel cassetto: gareggiare alle prossime Olimpiadi casalinghe di Sochi 2014. Così, il campione russo è di nuovo in pista, e nei prossimi giorni lo vedremo impegnato a Sheffield dove, sino a sabato 28 gennaio, si disputeranno i campionati europei di pattinaggio artistico.
In campo maschile ci si attende una prova davvero molto incerta ed equilibrata: vedremo in gara il francese Brian Joubert, sempre sul podio nelle ultime dieci edizioni dei campionati continentali, e il suo connazionale Florent Amodio; ci saranno i cechi Tomas Verner e Michal Brezina, i russi Artur Gachinski e Sergei Voronov, e una serie di altri possibili protagonisti tra cui lo spagnolo Javier Fernandez, uno degli atleti più in forma di questa stagione, il belga Kevin Van Der Perren e il nostro Samuel Contesti. Tutti grandi pattinatori, tutti in grado di salire sul podio, ma, statene certi, gli occhi degli appassionati di questo sport saranno puntati tutti su di lui, il ragazzo dall’infanzia difficile che ora è diventato un campione, il Nureyev biondo venuto dalla Siberia, l’angelo di San Pietroburgo o, più semplicemente, lo Zar.
Orari di gara prova maschile
Lunedì 23gennaio, ore 19:30 – Programma di qualificazione
Giovedì 26gennaio, ore 14:00 – Programma corto
Sabato 28 gennaio, ore 12:55 – Programma libero