Il ritorno della cicogna. In volo con le famiglie numerose

Intervista a Raffaella e Giuseppe Butturini, presidenti dell'Associazione nazionale famiglie numerose, che ha appena celebrato i dieci anni dalla fondazione
Associazione famiglie numerose

“Provate a sfogliare circolari, verbali, minute parlamentari: prima del 2004 di famiglie numerose non c’è un accenno, un rigo”. Semplicemente, “non esistono”. Così scrive Regina Florio, editor dell’ultimo libro ANFN (Associazione Nazionale Famiglie Numerose) Il ritorno della Cicogna, in volo con le famiglie numerose (Ed. Cooperativa Firenze 2000, 12 euro), un testo che ha celebrato, a dicembre 2014, il decennale di questa associazione.

Ideata e pensata, in un giorno come tanti, dall’oggi deputato Mario Sberna, con Enrico Cinelli, dinanzi al banco del pesce in un supermercato di Brescia. Enrico disse più o meno a Mario, (si legge nel sito www.famiglienumerose.org, dove si può acquistare anche il libro): “Non mi conosci ma so che anche tu hai cinque figli, come me. Perciò quel pesce non lo comprerai mai; però insieme possiamo fare tante cose”. Lì per lì, Mario non diede molta importanza a quelle parole, ma finì per essere poi travolto dalle idee di Enrico.

E così, in tutta semplicità ma con molta determinazione, è cominciata l’avventura: unirsi con altre famiglie, per trovare accordi commerciali, ottenere ascolto dalle Istituzioni, scuotere le coscienze intorpidite della società. Fu fatta la prima grande riunione a Brescia; in seguito, avvenne la stesura della Carta dei Valori e dello Statuto. Ed ecco nata l’Associazione, che oggi raccoglie famiglie numerose provenienti dalle parti più svariate: parrocchie, associazioni, diversi movimenti (Focolarini, Neocatecumenali, Rinnovamento dello Spirito Santo, Opus Dei, Sant’Egidio, Comunione e Liberazione, impossibile citarli tutti) di tutta Italia.

Un baluardo a difesa di tutti i test positivi di gravidanza e per dire, con speranza, “sì” alla vita e ad ogni nuovo nato, “no” alla cultura di morte e paura che attanaglia questo Paese. ANFN è oggi coordinata da tanti papà e mamma che offrono cuore, tempo e disponibilità, senza retribuzione alcuna. Si lavora per favorire politiche familiari e fiscali, per aiutare chi non ce la fa a sbarcare il lunario o anche semplicemente per riflettere sul rapporto di coppia.

Abbiamo intervistareto presidenti, neo-rieletti, di ANFN: Raffaella e Giuseppe Butturini (dieci figli naturali, più una in cielo e uno in affido).

Cosa significa per voi essere una famiglia numerosa?

«Adesione al progetto di Dio sulla nostra vita, desiderio di fare la sua volontà. In definitiva, al di là di quello che sento o  penso o cerco di essere, la vita è una grande storia di amore: l'amore che Dio ha per me, il piccolo amore che i miei genitori hanno avuto per me, e quello piccolo che io ho per mio marito, e che lui ha per sua moglie… il desiderio da parte nostra di entrare fino in fondo in questa storia di amore». 

Vi siete aperti tante volte alla vita…

«L'apertura alla vita è il desiderio di lasciare che sia Dio stesso a condurre le nostre vite. E’ credere che Lui sa fare le cose bene, meglio di quanto le possa fare o programmare io, e quindi la famiglia è un dono suo, ogni figlio è un dono suo, è il luogo dove sono chiamata ad amare concretamente, ma è anche il luogo dove io stessa ricevo tanto amore, tanta allegria, tanta forza, pur nella fatica quotidiana… E sperimenti che dai e ricevi, che dai vita e ricevi vita. E’, per noi cristiani, la consapevolezza che Dio ha creato l'uomo, maschio e femmina, a "sua immagine e somiglianza": quindi, noi siamo chiamati ad essere l'immagine dell’amore di Dio per tutti quelli che incontriamo, per i nostri figli, per il nostro paese…».

La sentite come una missione?

«Sì, consapevoli della nostra vocazione sentiamo forte la missione di mostrare al mondo come è bella la famiglia così come Dio l'ha voluta, come sono belli i nostri figli quando testimoniano la gioia di essere figli, e fratelli, e soprattutto quando a loro volta desiderano essere famiglia secondo il disegno di Dio».

I vostri figli sembrano bravi ragazzi… avete fatto un buon lavoro!

«Grazie. Credo che sia perché conoscono il valore della vita, e quindi non la buttano nell'effimero o nella soddisfazione del momento. Sanno essere sobri ma anche condividere, sanno essere attenti all'altro e sanno sacrificarsi. Ma, più di ogni altra cosa, sanno essere contenti non tanto di ciò che hanno ma di ciò che sono nel profondo».

Cosa significa esserne presidenti dell'associazione?

«Significa leggere e rispondere alle mail, alle telefonate sia degli associati che di chi vuol sapere cos’è e cosa fa l'associazione, i viaggi per incontrare i coordinatori regionali, le famiglie delegate e tutte le famiglie… E poi ascoltare, e consolare, piangere e gioire assieme, sentire e fare nostri i problemi, le gioie, le sofferenze, le aspettative di tante famiglie. Ed esortare le istituzioni e chi ha il dovere di tutelare la famiglia, di difenderla, di non ghettizzarla, sia a livello locale che nazionale. In poche parole essere presidenti significa essere disposti a servire la famiglia, le famiglie, sempre pronti a rispondere, partire, condividere, indicare la meta. Tutto questo con la gioia e la grazia che riceviamo ad ogni incontro, tanti volti, tante famiglie, tanta bella gente, tanti bambini e tanti giovani: il futuro del nostro Paese!».

 

 

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