Il ritorno a casa
Quando, durante la collatio, apa Serapione chiese ad apa Pafnunzio perché la preghiera fosse il momento più bello nella sua vita, così egli rispose.
Ricordi quando eravamo al nostro villaggio? Il momento più bello della giornata era quando a sera tornavamo a casa dal lavoro. Posavamo gli attrezzi, attaccavamo al muro il mantello e ci si sedeva attorno al fuoco. Si scambiavano brevi notizie, si stava in silenzio a guardare la fiamma, infine attorno alla tavola consumavamo il semplice pasto.
Non era il momento più bello? Eravamo a casa. La preghiera è tornare a casa e stare con i Tre, con la Madre, con i santi fratelli e sorelle nostri. Non era così che faceva il Signore quando a notte si ritirava solitario sul monte?
Tornava a casa, parlava con il Padre e lo Spirito, respirava aria familiare e lì, nel suo mondo, ritrovava forza e coraggio per stare in mezzo alla gente e affrontare le contraddizioni e perfino la morte. Quel momento di solitudine notturna del Signore, per noi monaci si dilata sull’intera giornata.
Intreccio le corde, preparo le ceste, coltivo l’orto, ma il cuore è a casa. È il momento più bello.
Egli mi parla attraverso le parole del Vangelo che recito a memoria, ma anche attraverso le parole che ha disseminato nei solchi della terra, nella volta del cielo, nel cuore degli uomini. Egli si rivolge a noi come ad amici e con noi si intrattiene per introdurci in casa con lui.
Parlava a Mosè come ad un amico, come un uomo parla con il suo vicino. Parlava ai discepoli non come a servi, ma come ad amici, rivelando loro la Verità tutta intera. Parla anche a me.
E io gli rispondo, parlo con lui, come ad un amico dal quale mi so amato. E mi ritrovo in casa con lui, anche quando sono nella cella, o cammino nella steppa, o sto qui con voi. È il momento più bello della mia vita.
Fabio Ciardi, I detti di apa Pafnunzio, in cammino nel deserto (Città Nuova, 2014)