Il rispetto necessario in politica
Il 22 giugno era in calendario a s. Giovanni in Laterano il “Giubileo degli uomini e delle donne impegnati nelle istituzioni pubbliche” e l’occasione non è stata mancata neppure da chi poco bazzica sagrati di chiese. Ecco quindi la sfilata di politici di tutte le istituzioni: parlamento, governo, regione e via dicendo. E c’era anche la neo sindaca di Roma Virginia Raggi, per la prima volta con la fascia tricolore.
Quale migliore occasione per socializzare, archiviando per sempre le asperità della campagna elettorale e transitando all’unico livello consono, quello della relazione inter-istituzionale? E invece le cronache registrano tutt’altro, documentando l’ostentata indifferenza nei confronti della new entry, in specie da parte dei massimi esponenti del governo centrale, a cominciare dai ministri Alfano e Boschi.
Un fatto molto grave, esecrabile perché rivelatore di un approccio alle cariche pubbliche preoccupante nella sua partigianeria e – in fondo – immaturità. La sconfitta elettorale può bruciare al punto da rendere molto difficile la sua accettazione, ma se si è al governo di un paese bisogna essere attrezzati alla vita democratica, perché di questo si tratta, niente di più.
Se si mostrano cedimenti dinanzi al doveroso riconoscimento degli esiti delle libere elezioni, entra in discussione l’attitudine stessa a ricoprire ruoli istituzionali, che hanno esattamente la funzione di rappresentare l’unità delle singole comunità politiche, locali e nazionale.
Bisogna tornare ad essere chiari su alcuni fondamenti che appaiono smarriti: il senso istituzionale è il vero corredo di chiunque voglia svolgere, per via elettiva o per professione, ruoli pubblici.
Ma non è proprio la cultura istituzionale a difettare ormai in ogni luogo? Lo denuncia la corruzione diffusa, ma – in mezzo a un mare di altre cose – lo denuncia anche l’atteggiamento di tanti rappresentanti del popolo, in realtà proni solo alla volontà dei vari “capi” e “capetti”, così come la acritica docilità dell’alto burocrate al volere del politico e anche la tendenza a scegliersi gli interlocutori istituzionali sulla base dell’affiliazione politica: fai parte della mia maggioranza? allora ti finanzio; altrimenti non ti saluto.
Ci auguriamo di cuore che il ministro Boschi, il ministro Alfano e gli altri politici che si sono macchiati dello sgarbo istituzionale facciano autocritica e riprendano la rotta. Se non altro per una estrema considerazione del contesto in cui la scena si è svolta.