Il riposo del Grande Fratello
Il Grande Fratello ha fatto flop! Piersilvio Berlusconi, vice presidente di Mediaset, ha annunciato che l’anno prossimo il reality show dovrà prendersi una pausa. Che poi queste parole trovino un’applicazione concreta è tutto da vedere, ma intanto la crisi c’è e questo è un fatto.
Il format del Gf poggia su tre elementi: un casting che predilige storie estreme e pruriginose di concorrenti con un passato difficile e con una certa instabilità emotiva.
Segue il montaggio, effettuato grazie al lavoro di venti registi.
Infine c’è il confessionale, dove l’autore può creare la sua drammaturgia, innescando dubbi e malesseri nei concorrenti, che si rifugiano nell’aggressività o nell’estremo egocentrismo mediatico. È un gioco al massacro a cui i telespettatori stanno dicendo: «Basta».
Sono molteplici le cause di questa crisi, ma quella principale sia di aver voluto far credere che il Gf fosse una cosa seria: con il riscatto dei personaggi, le storie strappalacrime e la pretesa di far passare per vero ciò che vero non è.
Sono stato in un liceo romano a discutere con i ragazzi per due ore e mezza di tivù e reality show. La sorpresa è stata quella di rendersi conto che a 15 anni i ragazzi sono già oltre il Grande Fratello, sanno quello che vogliono e riconoscono benissimo chi li prende in giro; teenager che rifiutano stereotipi e falsità e, immersi in un linguaggio che incrocia sempre più nello stesso momento tv, telefonino e computer, relegano la tivù generalista alla preistoria.
Il vero reality show sono stati loro quella mattina.