Il rimedio contro la senilità spirituale. La sfida di Giordani alle nuove generazioni
Ferito sul fronte durante la prima guerra mondiale, Igino Giordani completa gli studi universitari in lettere durante la degenza ospedaliera[1]. Si avvia poi all’attività lavorativa – di insegnante e di bibliotecario, ma anche di politico e giornalista – negli anni dell’immediato dopoguerra, «caratterizzati da un diffuso senso di incertezza, di provvisorietà, di sfiducia nell’avvenire e dunque di crisi»[2]. Quella stagione tragica – che rimetteva in discussione le premesse culturali del positivismo e dunque la capacità della scienza di garantire un eterno progresso[3] – appare gravata dall’ansia dell’impossibilità di cambiare il corso della storia, ma Giordani, con un’eroica consequenzialità tra fede e opere, manifesta di credere quanto il Concilio Vaticano II ha poi espresso con queste parole: «la legge fondamentale dell’umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità»[4].