Il respiro nascosto di Wojtyla
Una canzone: Barca, una delle tante dell'”Oasi”, così è chiamato comunemente il Movimento “Luce e Vita” in Polonia. Per il papa ha un significato enorme. Quando, alla fine della messa, i giovani riuniti nel parco Blonia di Cracovia la intonano, dice commosso: “Questa canzone mi ha accompagnato mentre lasciavo la patria, 23 anni fa. Mi risuonava nelle orecchie quando ho sentito il decreto del Conclave. Da questo canto dell'”Oasi” non mi sono mai separato, per tutti questi anni. Era come il respiro nascosto della patria. ( ) Questo canto mi ha portato qui tante volte”. È poi solo una canzone. Ma apre uno spiraglio sull’anima universale del papa polacco. Se ci guardiamo dentro, possiamo cercare di capire quale legame c’è tra il Santo Padre e la sua terra. È una cosa lunga da spiegare. Proviamo a farlo con i numeri, la poesia ed alcune impressioni. In ventimila gli hanno dato il benvenuto, il 16 agosto 2002, all’aeroporto di Cracovia. Duecentomila lo aspettavano, il giorno dopo, lungo la strada dal palazzo vescovile a Lagiewniki, per la dedicazione del Santuario della Misericordia Divina, eredità spirituale di santa Faustina. 2 milioni e mezzo (forse addirittura 3) erano radunati, il 18 agosto, per la grande messa nel parco Blonia. 7 milioni e mezzo l’hanno seguito per televisione. La Polonia conta circa 40 milioni di abitanti. Un quarto di loro ha partecipato alla messa con il papa. Tre quarti hanno seguito almeno una delle relazioni televisive sulla visita pastorale. Per chi ama i numeri e sa cosa farci, senza dubbio queste sono cifre stimolanti. È difficile immaginare qualcosa o qualcuno in grado di far convergere su di sé, in tal modo, l’attenzione di tutta la nazione. A parte il papa, in Polonia. Per chi ama la poesia, invece, ci sono dei versi del pontefice, del 1974, molto significativi. La poesia, a volte, è capace di sintesi mirabili. “Quando penso “patria” – esprimo me stesso, affondo le mie radici, è voce del cuore, frontiera segreta che da me si dirama verso gli altri, per abbracciare tutti, fino al passa- to più antico di ognuno: da questo emergo quando penso “patria” – quasi celando in me un tesoro. Mi chiedo come accrescerlo, come dilatare lo spazio che esso riempie”. (Pensando patria…, 1974) A quel tempo Karol Wojtyla era l’arcivescovo di Cracovia. Non sapeva che sarebbe diventato il pontefice Giovanni Paolo II, che lo spazio della sua patria si sarebbe dilatato per accogliere tutte le patrie del mondo, che il suo abbraccio sarebbe diventato planetario. L’amore per la patria, quello vero, è aperto a tutti. Altrimenti è nazionalismo. Per sapere amare la patria altrui, bisogna amare la propria. Che poi vuol dire estendere le parole di Gesù “ama il prossimo tuo come te stesso” sul piano delle nazioni. Forse il profondo legame del papa con la sua, quello stesso “respiro nascosto della patria” che lo ha portato nove volte in Polonia, lo ha anche spinto a intraprendere 98 viaggi apostolici in tutto il mondo. Vista da questa prospettiva, la missione del papa assume una valenza nazionale e universale, pienamente armonizzate tra loro. Ma per capire davvero quello che il papa ha fatto, rappresenta ed è per questo paese, bisogna trovarsi in Polonia durante una sua visita pastorale. Immergersi tra bandiere bianco-gialle e bianco-rosse nella folla senza fine che canta, prega, gioisce, si commuove, dialoga, scherza con lui. Guardare con i loro occhi, entrare in risonanza con i loro cuori. Facciamolo dire a loro, che c’erano e lo hanno incontrato, il papa. “È stato un incontro personale con il Santo Padre. Le sue parole mi hanno rafforzato nelle decisioni e scelte personali, mostrando una soluzione ai miei problemi. Mi sono liberata dalla paura del futuro. Il papa ci ha invitato all’aiuto per i disoccupati, i senza tetto, i malati, gli abbandonati, in un momento di crescita nel nostro paese di questi fenomeni che provocano povertà, frustrazione, senso di pericolo e abbandono. Ed ha esortato affinché la democrazia non si trasformi in smisurato liberalismo. È importante, per non perdersi in una falsa libertà” (Malgosia Natanek, insegnante di educazione fisica). “Mi ha colpito l’atto del papa, a Lagiewniki, di affidare il mondo alla Mi- sericordia di Dio e le sue parole: “Nella misericordia di Dio il mondo troverà la pace e l’uomo la felicità”. Ringrazio il papa per tutti i discorsi e documenti riguardanti l’educazione dei bambini e dei giovani; sono un’indicazione importante nel mio lavoro professionale ” (Natalia Jopek, pedagoga). “Il papa, le sue parole e il clima di unità che ha accompagnato gli incontri in Polonia, hanno irradiato e dato coraggio alle persone, sostenendole e approfondendone la fede, come fondamento della vita matrimoniale, famigliare e pubblica. La misericordia Divina si è riversata sulla mia famiglia e sulla Polonia, permettendo a quelli che hanno partecipato agli incontri col Santo Padre, di essere più sé stessi, e puntare all’unità e il bene comune ” (Adam Biela, senatore). “La sua visita dura, perché continuo a studiare i suoi discorsi, le sue omelie. Ogni giorno mi dà una nuova conoscenza che conduce all’Amore ” (Stanislaw Wlazlo, direttore di un Centro di Cultura). Significative le parole di un illustre non credente, Aleksander Kwanieski, presidente della Repubblica Polacca, che salutando il papa in partenza, dirà: “Desideriamo dimostrare che non abbiamo solo sentito il papa, ma lo abbiamo ascoltato. Fare di tutto per tradurre l’insegnamento del papa sulla “fantasia della carità” nelle nostre azioni quotidiane. Perchégrazie allo sforzo comune si realizzi la richiesta del papa di aiuto per i poveri, di lavoro per i disoccupati, di un tetto per i senza tetto, di sicurezza per le famiglie, di una buona educazione e formazione per i bambini e i giovani. La Polonia desidera, insieme a Vostra Santità, costruire nel XXI secolo la “Civiltà dell’amore””. Tutti sanno quanto stia a cuore al pontefice il futuro del suo paese in un periodo di tumultuosa trasformazione sociale, politica ed economica. Tra il “mistero dell’iniquità”, che genera paura e squilibri sociali e il “mistero della misericordia”, capace di uno “sguardo d’amore”, i polacchi sono chiamati a “gestire la ritrovata libertà”. Di quale mistero essa sarà il riflesso? “La libertà. (…) La sua venuta è un dono, ma a serbarla occorre la lotta. (…) A questo prezzo entriamo nella storia, tocchiamo le sue epoche”. Scriveva il papa nel 1974, nel suo poema Pensando patria In 28 anni, in Polonia sono cambiate tante cose, ma questi versi sono quanto mai attuali. “Ti ringrazio, canto dell'”Oasi”. Ti ringrazio Blonia di Cracovia, ( ) e vorrei aggiungere: arrivederci! Ma questo sta completamente nelle mani di Dio”. L’ultimo saluto del papa alla folla di Cracovia. Un momento toccante. “Resta con noi…”. Scandisce la folla. Forse per non commuoversi, il papa preferisce scherzare: “Bene, bene. Mi invitano a scappare da Roma… “. A Roma il pontefice ci tornerà il giorno dopo (19 agosto), come previsto, dopo aver concluso l’ultima tappa del suo pellegrinaggio. Andrà a rivolgere una doppia preghiera alla Madonna del Santuario di Kalwaria Zebrzydowska. Per la Polonia: “Oggi, dopo che essa è diventata un’unità nazionale e territoriale ( ) bisogna chiedere a Maria che ci ottenga l’unità della fede, l’unità dello spirito e del pensiero, l’unità delle famiglie e l’unità sociale. ( ) che siamo uno fra noi e con Te. E per “sé stesso”: “ottieni anche a me le forze del corpo e dello spirito, affinché possa compiere fino alla fine la missione affidatami dal Risorto”. A questo punto la missione polacca è compiuta. Al papa non resta che partire. Non prima però di essersi concesso il lusso di un gesto umanissimo. Passerà tre volte con l’elicottero sulla piazza di Wadowice, la sua città Natale, per dirigersi verso i monti Tatra e guardarli dall’alto. Un’ultima volta?