Il respiro di Dio

favola

«Mariella, dove vai? Lì c’è pericolo di perdersi!». Niente da fare. Mariella, sei anni, davanti a due sentieri, uno dei quali noto, l’altro mai percorso, cosa aveva scelto? Il secondo, naturalmente. «Dai, vieni anche tu – disse alla cuginetta –, non ci succederà niente di male».

Sì, perché Mariella per natura era fiduciosa e ottimista. E anche se ogni tanto s’immalinconiva pensando a papà Francesco richiamato alle armi in quel tempo di guerra, la sua indole allegra aveva presto il sopravvento, e allora trascinava altre compagnette nei giochi semplici e innocenti della loro età.

Mentre i parenti facevano una sosta dopo il picnic, le due bimbe s’inoltrarono in quel sentiero piuttosto selvaggio, immaginando di fare le “esploratrici” o di veder spuntare dietro qualche cespuglio qualche folletto barbuto dal cappuccio a punta.

«Senti, Mariella – l’interruppe la prudente cuginetta –, si sta facendo sera…». «Aspetta ancora un poco!», replicò l’altra. E con la sua vocetta infantile si mise a cantare il “brindisi” della Traviata , come quando faceva i duetti col papà.

«Che matta che sei!», scoppiò a ridere la compagna. In quell’istante si udì da lontano: «Mariella, Rosaria, venite! Stiamo per andar via». Erano le rispettive mamme che richiamavano le pecorelle all’ovile. Quando le bambine raggiunsero il posto dove erano attese, la sera – era una bella sera estiva – era ormai calata, quasi fosse scivolata silenziosa dalle cupole degli alberi.

«Oh, che bello!», esclamò Mariella. Infatti negli angoli più bui e frondosi della piccola radura tanti puntini luminosi palpitavano nell’aria. «Sì, le lucciole…», sorrise mamma Clara.

Mariella, rapita, contemplò in silenzio quello spettacolo fantastico e misterioso. E col pensiero del papà lontano le venne la certezza che l’avrebbe rivisto presto. Poi, indicando le lucciole, sussurrò alla cuginetta con tono quasi solenne: «Lo vedi? Quello è il respiro di Dio».

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