Referendum Costituzionale. Tracce di un dialogo
Oltrepassata la metà di novembre, si fa molto breve la scadenza del 4 dicembre, ultima data utile fissata per votare il referendum costituzionale confermativo della riforma approvata in via definitiva il 12 aprile 2016 e conosciuta come Renzi-Boschi, dal nome del presidente del Consiglio e della ministra per le riforme istituzionali. I sondaggi sono incerti e pesa fortemente il numero degli indecisi che deciderà se e come andare a votare negli ultimi giorni che precedono la seconda domenica di Avvento.
Coloro che si sono spesi seriamente da tempo sui termini della questione sono comprensibilmente stanchi e nell’ambiente politico sono molti quelli che attendono la scadenza come una liberazione da un dibattito che sembra aver monopolizzato l’interesse e influito, in un modo o nell’altro, su ogni tema all’ordine del giorno, a cominciare dalla legge di bilancio che sarà definita comunque per fine anno.
Città Nuova, sul siti e nel periodico fin da gennaio, ha espresso apertamente l’intenzione di rendersi disponibile a favorire e dare spazio ad ogni occasione di dialogo con l’attenzione sempre rivolta al bene comune e a ciò che ci attenderà all’indomani del voto, senza timore di riconoscere l’esistenza di diversi orientamenti tra tutti coloro che si riconoscono nella realtà che il gruppo editoriale rappresenta.
Le più diverse espressioni del Movimento dei Focolari in Italia hanno fisiologicamente promosso iniziative di cittadinanza attiva per conoscere i termini della questione e promuovere dibattiti civili e attenti alle ragioni dell’altro, in linea con i principi fondamentali della stessa Carta costituzionale.
È avvenuto nel laboratorio nazionale di Loppiano Lab a settembre così come nell’incontro del 17 novembre a Roma organizzato dal Movimento politico per l’unità assieme ai comitati dei Sì e dei No con il dialogo, moderato dal direttore di Città Nuova Michele Zanzucchi, tra il ministro Graziano Del Rio e il senatore Gaetano Quagliariello.
Con tutta la ponderazione e l’autorevolezza propria dell’Azione Cattolica, anche il suo presidente Matteo Trufelli ha invitato alla «consapevolezza che né l’approvazione né la bocciatura della riforma proposta dovrà impedire il rilancio di un processo di rigenerazione della nostra democrazia che appare ogni giorno più urgente». In tal senso la Presidenza nazionale ha voluto dedicare sul sito ufficiale dell’associazione uno spazio dedicato «in maniera specifica alla questione referendaria proprio per contribuire a innescare e alimentare processi virtuosi di informazione, formazione e confronto su un tema così importante per il futuro del Paese».
In tal senso, nella esigente tradizione laicale di Giuseppe Lazzati, si pone il primo autorevole contributo per il discernimento proposto dall’Associazione Città dell’uomo fondata, a suo tempo, dall’ex presidente Ac e padre costituente.
Le Acli hanno invece ritenuto, con la nuova presidenza di Rossini succeduto a Gianni Bottalico, di prendere posizione per votare Si al referendum, chiedendo che le riforme non si fermino dopo il voto, e hanno invitato all’assemblea nazionale delle Associazioni cristiane dei lavoratori il gesuita Francesco Occhetta, scrittore della Civiltà Cattolica tra i primi a dare, pur con tutti i distinguo prudenziali, il proprio assenso alla riforma del Governo Renzi.
Anche la squadra di Aggiornamenti Sociali, rivista tematica dei gesuiti italiani, ha dato un parere positivo alla riforma costituzionale pur criticando la personalizzazione della competizione da parte di Matteo Renzi.
Alcuni “cattolici per il No” hanno invece costituito una vera e propria rete di collegamento che vede in prima fila Raniero La Valle, storico direttore di Avvenire ai tempi del Concilio e poi parlamentare della sinistra indipendente.
Il confronto è molto aperto come è solito nell’area della cultura cattolica democratica e chi vuole seguire i contenuti nella loro argomentazione più estesa e complessa può consultare il ricco e aggiornato sito Costituzione, Concilio e Cittadinanza .
Inducono serie riflessioni sulla tenuta della democrazia il contrasto tra questo tipo di approfondimento, problematico e anche sofferto, e le tecniche pubblicitarie, inevitabilmente in campo, per convincere sul voto puntando sul lato emozionale, a cominciare dalle antipatie, per far cadere il piatto della bilancia in un senso o nell’altro.
Ad esempio al fronte del No si rimprovera ad esempio di mettere insieme la sinistra con la destra estrema, mentre verso la coalizione del Si, si afferma che il nome esatto della riforma dovrebbe contenere anche il nome del “diversamente berlusconiano” Denis Verdini.
Emblematica, in questo senso, la scelta originale di un intellettuale raffinato come Fabrizio Barca che pur militando nel Pd, non aderisce alla linea di Renzi senza aderire a quella della minoranza di Bersani che voterà No, ma si dice convinto di praticare un astensionismo attivo (dopo la pubblicazione di questo articolo Barca ha detto che si è deciso a votare Si pur mantenendo le sue riserve, ndr). Pratica difficile da sostenere in un referendum dove non esiste il quorum ma che mostra il rifiuto di stare dentro lo schema stretto imposto dalla competizione. Avviene così anche con gli attivisti dei centri sociali che, pur teoricamente orientati al No, si sentono estranei al voto.
Fuori da ogni pretesa politologica o giuridica, si pongono quelle istanze, come quella dell’economista Luigino Bruni, che chiedono di riprendere il discorso, senza costrizioni referendarie che spaccano il Paese ma avviando un vero e proprio processo costituente. Ma anche queste sollecitazioni aprono al discorso antico sulla natura e le modalità di una ipotetica nuova assemblea costituente.
Alcuni pur autorevoli esponenti della cultura, interpellati direttamente e che quindi non citiamo, preferiscono non esporsi. O forse lo faranno all’ultimo momento.
Chi ritiene di farsi da solo un’opinione sulla riforma invita a consultare l’ottimo schema sinottico, preparato dal servizio studi della Camera dei deputati, tra il testo attuale della Costituzione e quello degli articoli variati.
Un compito difficile da compiere perché il nodo da sciogliere, e che rende comprensibile il motivo del referendum, è la finalità politica della riforma che può essere intesa nei modi più diversi e contrapposti. Nei dibattiti reali, il pubblico si perde quando i costituzionalisti spiegano un articolo tecnico, ma si rianimano quando il tema ridiventa l’interpretazione della democrazia e dei suoi meccanismi delicati pensati per contenere e regolare il potere e dare spazio ad una reale rappresentanza.
Su tali questioni, come Città Nuova, abbiamo cominciato da tempo a dare strumenti di valutazione ospitando visioni contrastanti tra loro, esposte direttamente o ricercate tramite interviste.
Così continueremo a fare fino al 4 dicembre e oltre. Non per cerchiobottismo o neopilatismo ma per una ricerca attenta e continua delle ragioni della convivenza.