Il re di Giordania parla ai cristiani arabi
Stamattina l’edizione inglese del Jordan Times apre con un titolo a 6 colonne “Il re invita leaders cristiani a contribuire a mettere fine ai contrasti religiosi”. Sono tre gli articoli che appaiono sul quotidiano giordano riguardo alla Conferenza iniziata ieri ad Amman su “Le sfide di fronte ai cristiani arabi”. Si tratta di un’iniziativa della casa reale Hashemita di Giordania che, come re Abdullah II aveva annunciato a papa Francesco nella sua visita ufficiale della scorsa settimana, desidera mettere a fuoco l’importanza della presenza cristiana in una zona dove sembra essere, invece, sempre più a rischio. I conflitti degli ultimi cinquant’anni hanno, infatti, contribuito a un grosso flusso di emigrazione da tutti i Paesi del vicino Oriente verso Nord America, Australia e, in ragione più limitata, Europa.
Il re Abdullah II ha rivolto ai presenti un saluto che voleva essere anche un invito a costruire ponti fra le religioni. Parlando dei cristiani della regione, ha affermato che si tratta di coloro che meglio di tutti possono capire l’Islam ed i suoi valori. Il sovrano ha tracciato una mappa molto realistica della situazione attuale, sottolineando come «la regione stia attraversando uno stato di violenza e di conflitti settari e ideologici che producono degli atteggiamenti e comportamenti che sono alieni alle nostre tradizioni e alla nostra eredità culturale ed umanitaria, che si fonda su principi di moderazione, tolleranza, coesistenza ed accettazione degli altri». Il re ha definito «comuni» le sfide, che si trovano oggi di fronte a musulmani e cristiani di questa parte di mondo ed ha sottolineato come esse debbano essere affrontate con “sforzi concertati ed una piena cooperazione fra tutti. Dobbiamo accordarci su codici di comportamenti che tendano ad unire piuttosto che a dividere”, ha affermato il sovrano.
Da parte sua, il Principe Ghazi, consigliere personale del re per la religione e la cultura, nel suo discorso di apertura, ha significativamente ammesso che «in Giordania si avverte, per la prima volta in centinaia di anni, che i cristiani arabi sono diventati un bersaglio in diversi Paesi della zona». Ed ha ulteriormente chiarito che la loro sofferenza non è legata solamente a fatti contingenti: «soffrono proprio perché sono cristiani». Il membro della famiglia reale, presidente del comitato che ha convocato l’assise di leaders religiosi da tutto il Vicino Oriente e da diverse parti del mondo, si è dissociato in maniera categoria da atteggiamenti di persecuzione di questo tipo. «Come Musulmani, davanti a Dio, – ha affermato – secondo le nostre sacre leggi, rifiutiamo tali atteggiamenti. Ma li condanniamo anche a livello morale, come arabi e come membri delle diverse tribù [che formano la popolazione della Giordania]. In terzo luogo, non li possiamo ammettere anche a livello emotivo. I cristiani sono i nostri vicini e cari amici».
In un momento in cui le Chiese della zona sono impegnate a difendere la propria identità ed i propri diritti e ad incoraggiare i fedeli a non lasciare i rispettivi Paesi, a causa di persecuzioni e guerre che mettono a repentaglio il presente ed il futuro, è senza dubbio una voce importante quella che si alza dalla casa reale Hashmita di Giordania.
Re Abdullah II, dopo aver citato il modello giordano di coesistenza fra seguaci delle due religioni, ha insistito che «la protezione dei diritti dei cristiani è un dovere più che un favore: i cristiani arabi hanno avuto un ruolo chiave nella costruzione delle società arabe e nella difesa delle giuste cause delle nostre nazioni». Il sovrano si è, tuttavia, rivolto anche ai cristiani perché possano difendere l’Islam, che soffre a causa della grande ignoranza di molti nei confronti di questa fede, che «nella sua essenza predica tolleranza e moderazione e rifiuta estremismo e isolazionismo».
Alla Conferenza partecipa, in rappresentanza della Santa sede anche il cardinale Jean-Lous Touran, Presidente del pontificio consiglio per il dialogo Interreligioso con una nutrita delegazione di Patriarchi e leaders delle diverse chiese cristiane del Vicino Oriente e religiosi e religiose e laici cristiani di origine, cultura e lingua araba.