Il ratto in Sabina
Un poliziotto rapisce uno studente per pagare i debiti causati dal gioco d’azzardo. La miopia dello Stato
Storie di ordinaria follia, non come a Firenze o a Liegi, anche a Palombara Sabina, vicino Roma. Il gioco d’azzardo è come una droga, è una malattia compulsiva che trascina nel baratro il 3 per cento dei giocatori abituali. Capita anche ad un poliziotto che ha accumulato debiti per 75 mila euro. Come fare a risanare il debito? Invece di rivolgersi alle tante associazioni antiusura pensa bene di organizzare un maldestro rapimento. La vittima prescelta è il compagno di scuola del figlio, un 15enne di una famiglia ben abbiente, il padre è un imprenditore edile. Lo segue, mentre si incammina verso la fermata dell’autobus, al volto una calza di donna per rendersi irriconoscibile e il ratto è fatto. Immediata, con tanto di accento straniero, la telefonata per chiedere il riscatto: 75 mila euro in banconote da 50. E, qui, scatta, il buon senso pratico dell’imprenditore. Invece di cedere alle minacce, chiama subito i carabinieri che in poche ore risolvono il caso. Il poliziotto ora rischia fino a 27 anni di carcere. In ogni caso, speriamo, abbia almeno risolto il problema del debito che non riuscirà più ad onorare. Fa riflettere questa ennesima storia di debiti a causa del gioco d’azzardo: centinaia di famiglie vanno sul lastrico, non si paga più l’affitto o il mutuo, si perde il lavoro, l’affetto dei parenti, si cade in mano di strozzini e delinquenti di vario assortimento, con costi sociali altissimi che ricadono sull’intera società. In tempi di crisi una delle poche industrie che tira in Italia sono i giochi d’azzardo di tutti i tipi. Lo Stato riscuote una consistente tassa per far cassa con una miopia spaventosa sui costi sociali molto maggiori causati dai giocatori compulsivi.
E dietro i giochi d’azzardo si celano molto insidie. Ne parliamo con il sociologo Maurizio Fiasco, consulente delle Fondazioni Antiusura.
Quali sono gli effetti collaterali più evidenti nei giocatori e nelle famiglie?
«Più aumenta la popolazione che gioca, più aumentano i giocatori problematici e i giocatori patologici. La malattia da dipendenza da gioco è riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità, ma non dallo Stato italiano. La conseguenza è che non ne prevede la cura. C’è, inoltre, anche un aspetto relazionale della salute. C’è chi trascura la moglie, i figli, si indebita, cade nell’usura a causa del gioco, aggrava la propensione a non cercare il lavoro, e quindi produce degli effetti collaterali anche di patologia sociale di cui nessuno se ne occupa».
Come porre dei limiti?
«Si devono autorizzare solo quei giochi d’azzardo che si è in grado di regolare. Gran parte dei giochi vengono tuttora manipolati, quando non sono illegali. Una quota altissima di slot machine è disconnessa dalla rete dei Monopoli di Stato e in mano al malaffare. Bisogna introdurre dei limiti ai montepremi e applicare un criterio di incompatibilità dei luoghi. Oggi ci sono delle sedi che in locali attigui hanno giochi per bambini, videogame per gli adolescenti e sale poker per gli adulti. Sono luoghi da separare nettamente. E’ inutile poi illustrare il danno delle centinaia di casinò online, con tavoli verdi virtuali accessibili da tutte le case. Mi sconcerta che il mondo dell’economia reale – Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura, Coldiretti – non si renda conto come la crescita abnorme dell’economia del gioco abbia effetti depressivi che impedisce la ripresa dell’economia reale».