Il Ramadan italiano

Comincia il mese di digiuno per i musulmani in un quadro mondiale convulso.  Farne occasione di conoscenza e di interesse per facilitare l’integrazione    
Ramadan

Il mese sacro del Ramadan, il periodo del digiuno che comincia l’1 agosto è uno dei momenti fondamentali per tutti coloro che seguono la religione islamica. Quest’anno la pratica cade nel mese estivo ed è particolarmente intonato alla parola araba che significa proprio "mese caldo", probabilmente perché, quando il calendario in uso era quello solare il digiuno avveniva in un mese estivo. Fu il Profeta ad adottare il calendario lunare e questo spiega come le festività musulmane, compresa quella del Ramadan, cambino ogni anno.

 

Il digiuno è uno dei cinque pilastri dell’Islam e, durante il mese che lo celebra, i musulmani osservanti sono chiamati ad astenersi, dall’alba al tramonto, dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività sessuali. La motivazione sta nella necessità di purificazione che ogni uomo necessita di tempo in tempo a causa degli attaccamenti materiali.

 

La sacralità del Ramadan è radicata nella tradizione che vuole che il Profeta abbia ricevuto la rivelazione del 

Il Ramadan cade quest’anno non solo nel mese più caldo dell’anno, almeno nell’emisfero nord, e nel periodo delle vacanze, soprattutto in Italia e nei Paesi occidentali, ma anche in un momento complesso che il mondo musulmano attraversa a diverse latitudini. Nella convulsa situazione del Nord Africa, per esempio, il vescovo Mons. Martinelli ha proposto una tregua in Libia proprio in occasione di tale periodo. Si susseguono momenti di tensione fra l’Islam ed il mondo occidentale, ma ci sono anche aperture importanti. Non deve sfuggire, per esempio, il recente accordo fra la Santa Sede e la Malaysia, Paese a larghissima maggioranza musulmana, che ha stabilito relazioni diplomatiche, come annunciato il 18 luglio, al termine dell’incontro avuto da Benedetto XVI con il primo ministro dello Stato asiatico, Sri Mohd Najib Tun Abdul Razak.

 

In Italia saranno circa un milione e mezzo i musulmani che nelle prossime settimane osserveranno la pratica del Ramadan. E’ una celebrazione, dunque, che tocca molti di noi da vicino: magari lo osservano i vicini di casa o ci capiterà di essere coinvolti nelle cene dopo il tramonto, se non altro per il clima di festa che diffondono all’intorno. Non sfuggirà, poi, nelle città con una comunità musulmana consistente, la giornata della chiusura, che costituisce un momento di vera celebrazione ed aggregazione sociale.

 

Fra le tante possibilità, vale la pena di cogliere nel Ramadan un’occasione, per noi italiani, in qualche modo tutti di radici cristiane, di riflessione. Sappiamo bene cosa significhi intraprendere un cammino di astinenza dal cibo e dalle bevande in un mese come quello che sta per cominciare e cosa significhi, in un periodo di riposo e di distensione, astenersi da pratiche che possono essere abitudinarie, ma anche simbolo di relax. Non so quanti in agosto se la sentirebbero di non bere nulla per tutte le ore in cui si vede il sole. Già questo, mi pare, dovrebbe suscitare almeno ammirazione per chi sceglie un impegno così arduo.

 

Di fronte ai soliti stereotipi che parlano di tradizioni obsolete o di semplici forme senza contenuto o ancora criticano la mancanza di una vera vita religiosa al di là di ritualismi, si deve riconoscere che tutti gli esseri umani sono deboli e, come tali sia i cristiani che i musulmani, possono presentare il fianco a critiche e ad accuse di mancanza di coerenza. D’altra parte, non possiamo non riconoscere il coraggio di coloro che seguono l’invito del Corano a prescindere da condizioni sociali, climatiche e di contesti geografici.

 

Questi trenta giorni ci offrono un’occasione preziosa per mostrare comprensione, ammirazione, interesse e condivisione, aspetti tutti che facilitano i rapporti e contribuiscono all’integrazione sociale, etnica e religiosa, di cui l’Europa e l’Italia, in particolare, hanno un gran bisogno di questi tempi.

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