Il ragazzo di Caravaggio

In mostra a Roma fino al 13 settembre, il famoso “Ragazzo morso da un ramarro” del Caravaggio e oltre quaranta dipinti degli artisti che nel secolo XVII hanno subito la sua lezione figurativa  
Caravaggio commons.wikimedia

Eccolo il ragazzo dai capelli arruffati morso da un ramarro nascosto in mezzo ai fiori. La smorfia di dolore e di sorpresa è una istantanea che documenta l’arte “fotografica” di Caravaggio, giovane lombardo approdato a Roma nel 1597 a cercare fortuna e lavoro.

La tela fa bella mostra di sé ai Musei Capitolini a Roma fino al 13 settembre per celebrare Roberto Longhi, scomparso 50 anni fa, maestro della storia dell’arte e grande “scopritore” dopo 200 anni di oblio, del genio.

Longhi acquistò la tela e la pose nella sua collezione privata nella villa “Il Tasso” sulle colline fiorentine da dove è uscita insieme a cinquanta opere di “caravaggisti” per la rassegna romana.

Caravaggio non ebbe allievi– troppo libero e disordinato per seguirli –  ma il suo stile controcorrente, di un naturalismo eccitato e anche violento, ha influenzato generazioni di pittori nel Seicento, spiriti liberi come lui, fino a Courbet nell’Ottocento.

Ecco perché nella mostra troviamo maestri come Battistello Caracciolo, Mattia Preti, Giuseppe Ribera, Valentin de Boulogne, per citarne solo alcuni. Si tratta di autori di originali” variazioni” su temi caravaggeschi di notevole fascino e attualità come “fermi-immagine” cinematografici.

La Negazione di Pietro di  Valentin (1615 circa, Caravaggio è morto da appena cinque anni) cita la scena della taverna della Vocazione di Matteo del Merisi esasperandone il realismo in modo quasi crudele.

Il Trasporto di Cristo al sepolcro del napoletano Battistello (1610?) cita la tela caravaggesca oggi in Vaticano ma ne oscura le luci, facendo del corpo di Gesù l’immagine di un vero cadavere, per quanto ancora possente.

Mattia Preti, nel 1656, è un calabrese dotatissimo- finirà a decorare le chiese di Malta – affascinato da Caravaggio nella sua “Susanna e i vecchioni”: luci tenebrose, corpi modellati dal colore chiaroscurato, atmosfera di seduzione aggressiva.

Per non parlare poi del “ritratto” di San Tommaso del Ribera, autentico personaggio preso, anzi catturato dai quartieri bassi di Napoli. E si potrebbe continuare con gli altri pittori presenti nella rassegna. Senza dimenticare però i “maestri” del Caravaggio stesso. Uno fra tutti, il veneziano Lorenzo Lotto, emarginato da Tiziano e grande indagatore della psiche umana. Le quattro piccole tavole di Santi sono altrettante indagini sui sentimenti e sulle emozioni più recondite dell’anima.

Dopo tutto ciò, si può tornare al ragazzo morso dal ramarro, al vaso di vetro dai meravigliosi riflessi luministici, ai fiori e frutta descritti con amore perfino eccessivo e a quell’urlo che il pennello di Caravaggio ci fa ancora sentire.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons