Il punto sull’immigrazione
Maglietta rossa e pantaloncini blu, piegati all’altezza della vita. Le scarpette ancora ai piedi. La faccia riversa all’ingiù nell’acqua, tra la schiuma delle onde. Una posa immobile, innaturale. Sulla spiaggia turca di Bodrum il mare ha adagiato il corpicino di un bimbo siriano affogato durante il tentativo di raggiungere l’isola di Kos in Grecia. Il 3 settembre del 2015 la sequenza di fotografie scattata dalla fotoreporter Nilufer Demir finisce sulle prime pagine di tutti i giornali e scuote il mondo. Mostrando il corpo di Aylan Kurdi, un bambino di tre anni di Kobane, la stampa oltrepassa la soglia etica che imporrebbe di non pubblicare immagini di cadaveri dei bambini.
Serve a “cambiare le cose”, dicono molti editorialisti, perché la scena immortala la tragedia dei nostri tempi: la via per l’Europa è una strada letale. Il Mediterraneo è diventato la rotta migratoria più pericolosa al mondo, su cui si affacciano la Grecia e l’Italia, frontiere meridionali dell’Unione europea. Nel 2015 oltre 3.500 persone sono colate a picco tentando di raggiungere la sponda della salvezza. Tra loro c’erano 700 bambini. La foto diventa l’icona di una strage senza fine.
[…] Perché il pubblico ha bisogno di vedere il cadavere di un bambino per credere che nel Mediterraneo è in corso un’ecatombe? Una risposta l’aveva data papa Francesco a Lampedusa, scagliandosi contro la “globalizzazione dell’indifferenza”, nella giornata storica del suo primo viaggio apostolico, l’8 luglio del 2013.
[…] C’è un vuoto nel nostro immaginario rispetto a ciò che li spinge a partire con ogni mezzo e ad affrontare tanti rischi. Le parole abbinate a queste immagini evocano spesso la potente metafora naturale delle ondate. Inarrestabili, distruttive, imprevedibili. Come l’espressione “tsunami umano” che associa a una catastrofe le operazioni di soccorso. I salvataggi sono previsti da tutti i trattati internazionali e dalla “legge del mare” secondo la quale bisogna sempre dare la precedenza alla tutela delle vite umane.
Sulla scena si vedono le masse e scompaiono gli individui e la loro umanità. Il tono è allarmistico, da emergenza. Titoli frequenti quali: «Strage di clandestini al largo della Libia» etichettano come clandestini persone che ancora non hanno toccato il suolo europeo e, a volte, neanche le acque internazionali. Quasi fossero nati clandestini, una parola che nell’uso comune indica lo straniero che entra o soggiorna in un Paese in violazione delle leggi di immigrazione e per questo lo rende colpevole e minaccioso.
Clandestino deriva dal latino clam ("di nascosto") e dies ("giorno"), vuol dire: “Che sta nascosto al giorno, occulto”. Indica qualcosa di moralmente o legalmente vietato. Tra la gente e sui media è diventato sinonimo di immigrato. Nella maggioranza dei casi l’uso di questo termine si rivela scorretto. Chi presenta richiesta di asilo politico non è condannabile per l’ingresso irregolare in Italia, in quanto non esistono vie legali di accesso, e per questo si arriva dal mare tra i boat people o via terra.
In base alla Convenzione di Ginevra, il richiedente protezione internazionale non è un migrante irregolare, anche se giunge senza documenti o in maniera irregolare. Per la legge il clandestino non esiste, non è una condizione giuridica. […]
Non si muore solo nel canale di Sicilia, ma anche lungo il tragitto della “Balkan Route”. La mappa geografica non può raccontare i bimbi morti di freddo al confine turco-iraniano, le donne uccise dalla fame e dagli stenti, le persone investite dai treni mentre camminavano sui binari in Macedonia. Quella balcanica non è una via sola, è fatta di tanti percorsi che cambiano a seconda dei controlli della polizia e dei muri che vengono innalzati. […]
Ed è allo scoppio del conflitto nella ex Jugoslavia che bisogna tornare come paragone per l’afflusso di profughi, secondo le stime dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati e dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) che parlano della cifra record di un milione di persone costrette a fuggire da persecuzioni, conflitti e povertà. La più alta registrata in Europa occidentale e centrale dal 1990.
In base ai dati dell’UNHCR, nel 2015 circa un milione il Mar Mediterraneo. In aggiunta, l’OIM stima che oltre 34.000 persone abbiano attraversato le frontiere terrestri fra Turchia e Bulgaria e Turchia e Grecia. La metà del flusso nel Mediterraneo, mezzo milione di persone, è costituita da siriani in fuga dalla guerra nel loro Paese. Gli afgani rappresentato il 20% e gli iracheni il 7%.
[…] La Grecia, sull’orlo del default economico e in preda a una crisi politica che ha tenuto il mondo col fiato sospeso, ha subìto l’afflusso di profughi in proporzioni straordinarie. Infatti, del milione di migranti e rifugiati arrivati in Europa, oltre 800.000 hanno attraversato il Mar Egeo dalla Turchia verso le isole greche. Mentre il numero degli arrivi dal Nord Africa verso l’Italia è calato rispetto all’anno precedente, scendendo da 170.000 nel 2014 a circa 150.000 nel 2015. Nel complesso però il numero di persone che hanno attraversato il Mediterraneo è aumentato costantemente, passando da circa 5.500 nel mese di gennaio fino a raggiungere un picco nel mese di ottobre, con oltre 221.000 persone.
[…] A fine settembre 2015, dopo lunghe trattative, Bruxelles ha annunciato il ricollocamento di 160.000 richiedenti asilo da Grecia e Italia su base volontaria, una sorta di reinsediamento tutto interno all’area Schengen. Ma non c’è alcun obbligo per gli altri Stati membri dell’UE di aderire. Dopo più di due mesi solo 200 persone erano state trasferite. Un fallimento su cui pesano anche gli attentati terroristici di Parigi, rivendicati dall’Isis, in cui sono morte 130 persone. Dopo i tragici fatti del 13 novembre 2015, molti Paesi si sono tirati indietro rispetto alle promesse di prendere una quota di profughi in ricollocamento. L’Alto Commissariato ONU per i rifugiati ha chiesto di «non trasformare i rifugiati in capro espiatorio», ricordando che proprio loro fuggono dagli stessi massacri e atrocità. L’appello a non trasformare le vittime in colpevoli, al momento, è caduto nel vuoto.
Da Immigrazione di Raffaella Cosentino, pp. 90, € 8.00