Il Pulitzer ai cronisti dello scoop Datagate

La scelta del Comitato che assegna l'ambìto riconoscimento di premiare i giornalisti del Guardian e del Washington Post che hanno rivelato le malefatte del programma segreto di sorveglianza di massa, attuato dall’Amministrazione Usa, ha un grande valore politico, anche nei confronti del presidente Obama
Barton Gellman

Finalmente un po’ di indipendenza. Tanto che l’indipendenza premia l’indipendenza. Nel mondo dell’informazione non è poi così scontato. E questa volta non si tratta di un fatterello marginale. Il Pulitzer, il più famoso premio giornalistico del mondo, è stato assegnato ai cronisti del Guardian e del Washington Post – britannico il primo, statunitense il secondo –, autori di una lunga inchiesta che ha rivelato le malefatte del programma segreto di sorveglianza di massa, il cosiddetto Datagate, attuato dall’Amministrazione Usa e in cui sono incappati anche numerosi potenti della Terra.

La scelta ha un grande significato politico, sia nei confronti del presidente Obama e dell’operato della National security agency (Nsa), sia in relazione al conflitto tra limiti del diritto di cronaca e limiti imposti dai nuovi canoni della sicurezza nazionale. I 19 membri della commissione del Premio Pulitzer hanno riconosciuto la bontà del lavoro giornalistico che ha permesso la minuziosa raccolta delle rivelazioni di Edward Snowden, dipendente della Nsa, divenuto la talpa dell’operazione.

Gli articoli premiati hanno provocato, come si ricorderà, un terremoto mediatico e politico che ha messo in fibrillazione, sin quasi al collasso, i rapporti tra la Casa Bianca e i suoi alleati europei. Nella motivazione della giuria si sottolinea proprio il lavoro di chi «ha rivelato il programma segreto di sorveglianza di massa portato avanti dall’Nsa con articoli autorevoli e perspicaci che hanno aiutato il pubblico a capire come queste informazioni si inserivano nel quadro più ampio della sicurezza nazionale». A felicitarsi anche il direttore del New Yorker, David Remnick: «Questo premio è la sintesi più alta di cos’è il giornalismo di qualità e il servizio pubblico».

Il riconoscimento non è stato attribuito, come solitamente accade, ad un singolo giornalista, ma a due testate, per il lavoro di squadra condotto da Barton Gellman del Washington Post e da Glenn Greenwald e Even MacAskill del Guardian. Si tratta di un autorevole riconoscimento ad un’impresa collettiva, ma anche al giornalismo di due quotidiani considerati “vecchia maniera” nell’impazzare dei siti, dei blog e dei social.

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