Il progetto Agorà
Un tempo la periferia era la meta preferita delle famiglie della media borghesia. Abitare nella cintura delle grandi città, in villette a schiera o in condomini ben serviti dalla rete dei trasporti e con tutti i servizi garantiti, era come stare al centro. Era anche un modo per vivere tranquillamente, magari immersi nel verde di bellissimi parchi e lontani dal caos cittadino. Sono nati così tanti quartieri, eleganti gioiellini delle periferie delle grandi metropoli. […]
Questi quartieri un tempo tranquilli sono cresciuti a dismisura e in maniera selvaggia finché le amministrazioni comunali hanno deciso, pressate dal crescente aumento di richieste di alloggi popolari, di costruire enormi casermoni e sistemarvi dentro famiglie che cercano una sistemazione a basso costo. […]
Lo stesso si può dire per alcune periferie urbane come Quarto Oggiaro all’estremità nord di Milano, che non è certamente un bel posto dove vivere, come non lo sono Corvetto, Barona, Baggio, Giambellino o via Ferrante Aporti, via Padova, viale Jenner. Tutte zone a rischio di criminalità.
Ivan Vitali a Quarto Oggiaro ci vive, lui classe 1974 e con un curriculum di parecchie pagine. Laurea in Economia, un’altra in Psicologia, conseguita mentre prestava un periodo di servizio nelle baraccopoli del Brasile. Il dottor Vitali è profondamente radicato a Quarto Oggiaro, per lui questa è la “sua” periferia. Una periferia vera e propria fatta di contraddizioni, di ingiustizie grandi e profonde, ma che Ivan fa di tutto perché si riscatti e cresca. La sua esperienza lavorativa, la sua formazione umana sarebbero strapagate da molte grandi aziende, Ivan però ha rinunciato perché crede profondamente che si possa costruire un modello di società più vivibile e giusta, se ognuno nel suo piccolo ce la mette tutta.
Alcuni anni fa Ivan ha fondato l’Associazione Con Voi onlus, grazie alla quale ha realizzato il progetto Agorà per il sostegno alle famiglie in condizioni di particolare disagio, con il contributo del comune di Milano, le Acli e altre associazioni.
Agorà è un luogo dove concretamente si testimonia come l’accoglienza e la fiducia, nei confronti di persone che non sono abituate a riceverla, possano generare dei risultati positivi spesso inaspettati. Gli operatori di Agorà non sono stipendiati, non sono professionisti: sono abitanti del quartiere che credono in questo progetto di mediazione tra la popolazione residente. Grazie al loro impegno, gli stranieri che arrivano non vengono più visti come nemici. È evidente, certo, che portano dei problemi che fino a poco tempo fa non esistevano, ma è altrettanto vero che portano delle ricchezze non banali.
Vale per tutte l’esperienza della famiglia di Abdeladim, marocchino doc. Pur avendo regolare permesso di soggiorno in Italia, dove lavorava nei mercati, non riusciva più a pagare l’affitto. Così, l’intera famiglia era andata a vivere in un’automobile, una Multipla del ’98, tutta bozzi e graffi. Ci trascorrevano la notte ammassati gli uni sugli altri, stretti stretti per non morire di freddo. Davanti al dramma umano che quotidianamente si svolgeva sotto gli occhi dei cittadini, Agorà ha deciso di accoglierli gratuitamente per i tre mesi successivi in una villetta poco fuori Milano.
C’era chiaramente il rischio che, sebbene la famiglia fosse in lista per l’assegnazione di una casa popolare, potesse non andarsene più. Alla base però vi era il rapporto di stima e di fiducia reciproca costruito nel tempo, la convinzione che non sono certamente il colore della pelle o l’idioma nazionale a garantire l’onestà delle persone. E quando a Abdeladim è stato chiesto, come stabilito, di lasciare la casa, non solo ha rispettato i patti, ma durante i mesi in cui vi aveva alloggiato con la sua famiglia aveva contraccambiato il favore, offrendo tutti i giorni il pranzo a un detenuto che, come misura alternativa al carcere, si prendeva cura del giardino della villa.
Insomma, sembra che Quarto Oggiaro, un quartiere dove ‘ndrangheta e camorra avevano trovato terreno fertile, sia oggi abitato da cittadini nelle cui vene scorre la voglia di riscatto.
DaSenza diritto di cittadinanza di Silvano Gianti, pp. 112; € 13,00