Il profumo del pane

... le persone che uscivano dal mio negozio con il loro sacchetto di carta pieno di pane soffice e caldo, avevano l'aria più contenta di quando erano entrate...
Favola

Seduto accanto al camino dove il fuoco scoppiettava allegramente, nonno Ivano leggeva un libro di poesie. Gianluca, il suo nipotino di sette anni, incollava le figurine dei calciatori sul suo album. Finito di sistemarle, si sedette sulle ginocchia del nonno e gli chiese: «Nonno, tu non sei come il mio papà che non ha mai tempo per giocare con me e che, quando gli parlo è sempre un po’ distratto. Ma tu, nonno, non lavori mai?».

«Io non lavoro, Gianluca, perché è finito per me il tempo di lavorare, ma una volta, lavoravo anch’io».

«Che lavoro facevi, nonno?», chiese Gianluca, assai incuriosito.

Il nonno posò il libro e incominciò a raccontare: «Quando tu non eri ancora nato, in piazza, dove adesso c’è il negozio di elettrodomestici, c’era un altro negozio: una piccola bottega bianca. Lì lavoravo io: facevo il panettiere. Era un mestiere che mi piaceva molto perché tutte le persone che uscivano dal mio negozio con il loro sacchetto di carta pieno di pane soffice e caldo, avevano l’aria più contenta di quando erano entrate».

«Perché, nonno?».

«Perché il profumo del pane fa bene al cuore».

Le parole di nonno Ivano salirono su, lungo la cappa del camino e furono udite da Pio, un passerotto che se ne stava accovacciato in cima al comignolo, per cercare di riscaldarsi un po’. L’uccellino rimase molto colpito dalle parole: »Il profumo del pane fa bene al cuore», e si chiese: «Dove sarà adesso il profumo del pane? In piazza non c’è più perché c’è il negozio di elettrodomestici, io però devo riuscire a trovarlo perché tanta gente ne ha bisogno!».

 

Pio non sapeva da dove cominciare la sua ricerca, perciò pensò di andare a chiedere aiuto al Vento. Il Vento, si sa, gira tutto il mondo ed è sempre informatissimo su tutto. Ma il Vento non era in grado di aiutarlo.

Il passerotto, che non era tipo da arrendersi alla prima risposta negativa, si mise a riflettere: «A chi si può chiedere notizie di un profumo?», si domandò. E si diede anche la risposta: «Ma certamente alle rose che di questo se ne intendono! Ma è inverno e, di rose, nei giardini non ce sono. Dovrò aspettare fino alla primavera?».

Mentre pensava così, non gli sembrò vero di vedere, dietro la vetrina di un negozio, un vaso colmo di rose, dal lunghissimo stelo, belle, rosse, perfette, tutte uguali. Il passerotto attirò la loro attenzione battendo il beccuccio contro il vetro e chiese notizie del profumo del pane. Le rose si consultarono un po’ a bassa voce tra loro, poi scossero il bel capo fiammeggiante: spiacenti, dissero, ma non sapevano proprio cosa fosse un profumo.

«Ma in che razza di mondo viviamo?», si domandò, non sospettando neppure che potessero esistere delle rose di plastica. Stava gia per ammettere dentro di sé che forse il Vento aveva ragione quando giunse sopra un orto. Là una gallina stava ascoltando attentamente una zucca che parlava con l’aria di chi, nella vita, ha visto molte cose. 

Scese nell’orto e disse: «Ciao, zucca!».

La zucca assunse un tono altezzoso e replicò: «Bada sai, piccoletto, che io non permetto a nessuno di darmi del tu! Ma lo sai, tu, con chi stai parlando? Io non sono una zucca qualsiasi! Io sono la famosa zucca che una fata trasformò in carrozza e che portò Cenerentola al ballo del principe. Perciò esigo, pretendo che mi si dia del lei!».

«Mi scusi, illustrissima, famosissima, nobilissima signora zucca – disse Pio –, ma io, a lei, vorrei chiederle a lei, se lei sa, lei, dove posso trovare il profumo del pane».  

«Piccoletto! Ti conviene volar via al più presto perché la mia pazienza ha un limite! Hai una bella faccia tosta, sai, a venir a parlare a me del volgare profumo del pane, roba buona per i contadini! Per tua norma e regola, io conosco solo il profumo di torte alla vaniglia e al cioccolato, crostate e crostatine, sfoglie, bignè, brioches, ciambelle…».

Ma il passerotto si era già allontanato da un pezzo e non poté sentire tutto l’elenco di quelle prelibatezze. 

 

L’uccellino volò e volò ancora finché giunse sul tetto di una piccola scuola di periferia. Dalle finestre giungeva un chiacchierio lieto a chiassoso perché era il momento della ricreazione. Pio si posò su un davanzale, per riposarsi un po’. Subito un bambino attirò la sua attenzione: a differenza degli altri, se ne stava tutto solo, in un angolo della classe. Il passerotto vide il bambino aprire lo zainetto ed estrarne un panino rotondo, soffice, dorato. Il profumo del pane si sparse per tutta l’aula, ma nessuno ci fece caso. Men che meno il suo proprietario, che si chiamava Pinuccio, il quale mangiò il suo pane quasi di nascosto. Pinuccio infatti si vergognava davanti ai suoi compagni che portavano in classe sacchetti di patatine fritte, piccole stecche di cioccolato, pizzette rotonde e cornetti ripieni di marmellata. La mamma di Pinuccio non poteva permettersi di comprare queste cose, perciò preparava lei stessa un panino rotondo per il suo bambino.

«Povero Pinuccio! – pensò Pio – Hai un tesoro nel tuo zainetto e non lo sai».

Per fortuna, la finestra dell’aula era aperta, così il passerotto volò accanto a Pinuccio, raccolse qualche briciola di pane da terra e scappò via.

Con il suo tesoro tra il becco, Pio volò sopra la città, lasciò cadere le briciole che aveva raccolto e il profumo del pane si diffuse per le strade, entrò nelle case portando il ricordo di cose semplici, il calore del sole che aveva fatto maturare la spiga, l’amore con cui era stato impastato e un silenzioso invito a sbriciolare la propria vita per gli altri.

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