Il problema dell’auditel: Dare voce al pubblico

L’Auditel, il sistema di misurazione degli ascolti televisivi, sta diventando sempre più sinonimo di battaglie tra programmi concorrenti e di sfide tra reti. Si tratta di percentuali che condizionano pesantemente il mondo della comunicazione: determinano i costi della pubblicità e, interpretate come espressione del gradimento del pubblico, sanciscono il successo dei programmi. Una situazione complessa della quale si è ampiamente discusso nel recente convegno Tv e opinione pubblica: il problema dell’Auditel svoltosi a Roma presso la facoltà di scienze della comunicazione dell’università La Sapienza. Il dibattito, promosso dalla Fondazione Censis, dall’Istituto di studi legislativi e dall’Action Jean Monnet, con la partecipazione del Consiglio nazionale degli utenti, ha visto trenta interventi di ricercatori universitari e membri di associazioni, di giornalisti e pubblicitari, di autorità civili ed esponenti politici tra i quali Giuseppe Sangiorgi in rappresentanza di Enzo Cheli, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e Claudio Petruccioli, presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Per chi non lo sapesse, l’Auditel è in realtà una società formata dalla Rai, dall’emittenza privata, dagli utenti della pubblicità (Upa), dalle principali associazioni e centri media e dalla Federazione italiana editori di giornali (Fieg). Le misurazioni degli ascolti avvengono attraverso un apparecchio, il people meter, distribuito attualmente nelle case di 5.075 famiglie campione. Quando la televisione è accesa, esso registra, minuto per minuto, su quali canali essa sia sintonizzata, trasmettendo poi i dati ad un centro di raccolta. Il convegno ha messo in rilievo i numerosi limiti dello strumento e del suo utilizzo che spesso compromettono l’esattezza della rilevazione. Si sono proposte modifiche e trasformazioni del sistema nel quale anche la scientificità del campionamento lascia alcuni dubbi. Tra i relatori c’è stato chi ha difeso l’Auditel per il suo valore conoscitivo rispetto agli strumenti precedentemente utilizzati; ma la maggioranza ha concordato su un punto ben riassunto dalla prof. Elisa Manna del Censis: Si tratta di uno strumento perfettibile, ma il cui perfezionamento non credo sia la soluzione. Il problema rimane quello di dare voce al pubblico. Il meter infatti non valuta il grado di attenzione di chi guarda, ma registra solo il numero di televisori accesi. Quello che manca è una rilevazione del gradimento e delle attese, una valutazione qualitativa da affiancare, e non da confondere, con quella di quantità. Attualmente infatti la diffusa tendenza ad interpretare i dati raccolti dall’Auditel come indici di gradimento (anche se in Rai qualcosa si muove, grazie a Jader Jacobelli) sembra presupporre un pubblico passivo per il quale avere il televisore sintonizzato su un canale significa automaticamente apprezzare quanto trasmesso. Altre volte sembra prevalere il pubblico inteso solo come insieme di possibili consumatori: non interessa il gradimento che le persone possono esprimere, ma solo che il numero di spettatori raggiunti dai messaggi pubblicitari sia il più alto possibile. Noi però non siamo solo consumatori, siamo cittadini sovrani ed ognuno deve fare la sua parte, ha osservato Silvia Costa del Consiglio nazionale della economia e del lavoro. Ha poi sottolineato come sia necessario avere coscienza che il diritto di cittadinanza passa attraverso la responsabilità personale. Varie le piste di azione e le prospettive aperte dai lavori tra le quali la ribadita necessità di maggiori interventi a livello parlamentare per una revisione dell’attuale sistema; un maggior coordinamento tra le associazioni per fare sentire la voce e le opinioni degli spettatori come singoli e come gruppi; la proposta del prof. Gianni Orlandi, prorettore dell’ateneo La Sapienza, con la possibilità di coinvolgere l’università e realizzare osservatori; la proposta del vice-sindaco di Roma, Maria Pia Garavaglia, che ha offerto la disponibilità del Comune affinché quanto emerso dal convegno possa trovare concreto sviluppo. A cura di Anna Lisa Innocenti netone@cittanuova.it

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