Il principe contemporaneo
Alessandro Preziosi conquista con la sua interpretazione dell'Amleto il pubblico giovanile.
Simbolo del dramma interiore dell’uomo di ogni tempo, delle sue angosce e, soprattutto, delle sue intime e conflittuali esitazioni di fronte a logiche nefaste di potere, la maschera di Amleto, dietro la quale è stato visto lo stesso autore William Shakespeare, ha affascinato platee di spettatori in ogni epoca. E quando, nel 1949, il poeta Eugenio Montale volle tradurre in italiano quest’opera di Shakeapeare, scritta nel lontano 1598, pensò di non rispettare «i criteri di quasi letteralità e di assoluto scrupolo filologico», avendo a cuore in primo luogo la fruibilità teatrale di un’opera che considerava tra le più importanti della drammaturgia universale.
Nel darlo infine alle stampe con il testo inglese a fronte, Montale precisò ai lettori il senso di questa sua operazione, finalizzata essenzialmente al teatro, quindi «per l’orecchio e non per l’occhio». E questo perché aveva avvertito, nelle varie traduzioni che si erano succedute nei secoli, una eccessiva “letteralità” a scapito della comunicazione di quei temi di fondo di cui l’opera era pregna, temi universali e dinamiche esistenziali quali la tentazione distruttiva del potere, la lotta senza fine tra la responsabilità delle scelte e l’opaca irresponsabilità, la ricerca di senso per l’esistenza, il legame misterioso tra vita e morte.
Inoltre Montale aveva a cuore un’interpretazione dell’Amleto che fosse più vicina al mondo giovanile, essendo il protagonista un giovane; pertanto nella sua nota introduttiva non si trattenne dal consigliare ulteriori potature: «Chi vorrà portarlo sulla scena potrà con gran vantaggio sfrondarlo e alleggerirlo con un sapiente lavoro di forbici».
Raccomandazione presa alla lettera dalla casa di produzione Khora Teatro di Alessandro Preziosi e Tommaso Mattei i quali hanno affidato al regista Armando Pugliese il compito di tale adattamento, per una rappresentazione proposta al pubblico italiano nella stagione teatrale 2009 in una lunga tournée che partita da Napoli, si chiuderà in autunno a Roma.
Sia come attore che come produttore, Alessandro Preziosi aveva avvertito da tempo la necessità di una riflessione intorno all’uomo, da presentare alle nuove generazioni che si affacciamo spesso smarrite, proprio come il giovane principe Amleto, sullo scenario confuso ed incerto dello storia. Pertanto non ha esitato ad affrontare il testo di Montale in una riduzione senza stravolgimenti, entrando col dinamismo scenico che lo caratterizza nella parte del giovane Amleto, per donarci una interpretazione di vitale energia espressiva.
In apertura del dramma vediamo il protagonista Amleto non più in calzamaglia nera, ma in camicia e pantaloni bianchi su di un lettino d’ospedale, in forte contrapposizione quindi con la scenografia severa della corte danese, dove paludate marionette, in sontuosi costumi, tentano di sconfiggere chi osa indagare e smascherare i loro soprusi.
Un’invenzione scenica di forte impatto emotivo simboleggiante la contemporaneità stravolta che si tuffa nel passato per cercare in esso le radici dei propri conflitti.
Le rappresentazioni napoletane, che si sono protratte per oltre dieci giorni con notevole successo di pubblico, sono state precedute da un interessante e seguitissimo incontro dibattito, proprio sul tema “Il principe Amleto, nostro contemporaneo”, all’Istituto per gli Studi Filosofici con la presenza del filosofo Aldo Masullo, di Pasquale Sabbatino, direttore del dipartimento di Filologia moderna dell’università Federico II, e dello stesso Alessandro Preziosi.
Tale incontro ha coinvolto e interessato principalmente studenti universitari e delle scuole superiori i quali, di fronte ai temi dibattuti, non hanno esitato a mostrare il loro disagio per una crisi sociale e politica a Napoli fortemente avvertita.
Gli stessi giovani, dopo aver assistito alla rappresentazione teatrale, nelle loro riflessioni a caldo coglievano in profondità il senso della pazzia di Amleto, espressione della crisi di molti loro coetanei, ed anche di quel proverbiale “essere o non essere” dietro il quale hanno intravisto l’estesa gamma dei propri interrogativi.
Come ha affermato durante l’incontro il filosofo Aldo Masullo, a questi interrogativi giovanili bisogna offrire spazio e possibilità di trovare risposte serene, onde permettere alle nuove generazioni di affrontare l’esistenza come protagonisti, con responsabilità ed entusiasmo.
Entusiasmo che vien meno, lo sottolineava un Alessandro Preziosi visibilmente commosso per una platea giovanile così attenta e partecipe, lì dove il giovane con le sue tipiche intemperanze ed inquietudini viene visto come ostacolo e non come risorsa fondamentale della società. Di qui la nascita di quell’eterno conflitto generazionale che spesso implode proprio di fronte alla serpeggiante negazione di diritti vitali: il diritto a ricercare la verità, a sognare un mondo diverso, a sconfiggere la violenza e il sopruso da qualsiasi parte provengano, proprio come era stato per Amleto.