Il principe abusivo

Appuntamento nelle sale con gli ultimissimi film usciti nelle sale: dall'Italia raccontata in "Viva la libertà" da Roberto Andò alla favola di Alessandro Siani, per la prima volta regista, da "Promised land" di Gus Van Sant a "Blue Valentine" di Derek Cianfrance
Il principe abusivo

Cominciamo dall’Italietta nostra. Si può essere attori brillanti ed Alessandro Siani lo è. Ed è anche molto simpatico. Ma anche lui è stato tentato dalla regia e così ci regala Il principe abusivo, favoletta della solita bella di un regno immaginario che si innamora del napoletano trash, Antonio, squattrinato che vive a scrocco. C’è un maggiordomo, che è Christian De Sica, a cui Siani regala un piccolo siparietto. Siani non è Troisi, purtroppo, e lo si vede. Il film così diventa simpaticamente innocuo, ed in alcuni momenti le esibizioni di Siani-Antonio risultano – se il film è destinato a tutta l’Italia – poco comprensibili a chi non è napoletano…(ma forse anche ai napoletani?). Chi lo sa. Preferiamo Siani come attore, almeno per ora.

Grande performance quella di Tony Servillo in Viva la libertà di Roberto Andò. L’attore si sdoppia e ci regala un’immagine doppia dell’Italia, a dire il vero non troppo lontana dalla realtà. Enrico Oliveri, stimato segretario del partito dell’opposizione, è in crisi e in crisi è anche il suo partito. Scompare, e tocca al suo portaborse Andrea (Valerio Mastrandrea, in ottima forma) cercare di salvare la situazione. Ci riesce, trovando il gemello di Enrico, un geniale depresso che si chiama Ernani, il quale si diverte a far le veci del fratello, sorprendendo il mondo chiuso e piccolo della politica nostrana e del partito, con slanci culturali imprevisti. I sondaggi aumentano in favore del partito. Tutto va per il meglio, ma Enrico ritorna… E il finale lo lasciamo alla fantasia dello spettatore. Il film è una satira sottile ma non cattiva alla politica attuale e al suo teatro involontariamente comico e tragico allo stesso tempo. È l’Italia dell’opportunismo e della piccolezza provinciale ed anche l’Italia della fantasia e della cultura. Come e dove scegliere? Andò, finemente, non lo suggerisce. Ma forse invita i nostri politici a vedere il suo film. Viene il sospetto che gli farebbe così bene!

E andiamo all’estero. Gus Van Sant, è un regista che ci sa fare. Non è mai banale. Nemmeno questa volta con il suo Promised land. In piena crisi economica, Steve Butler (Matt Damon), agente di vendita di una grossa società, arriva in una cittadina rurale e propone agli abitanti la cessione del loro terreno per perforazioni atte ad estrarre il gas naturale. La promessa è allettante, ma un ecologista gli mette i bastoni fra le ruote e le cose diventano drammatiche, ma pure occasione di una crescita umana per Steve e nello stesso tempo, per il regista, di indagine sul cinismo delle grandi imprese. Ottima l’interpretazione sia di Damon che della collega Sue Thomason per un film di analisi sociale che, per quanto con un ritmo scorrevole ed una fotografia allettante, non diminuisce di un momento la tensione drammatica e la denuncia morale.

Ancora una volta, poi, tocca alla famiglia. Come mai una giovane coppia con una bambina, dopo essersi amata con slancio, arriva all’incomprensione totale, tanto da separarsi? Lui, fantasioso ma anche duro, non vorrebbe, ma è lei, stanca di sopportarlo, di fatto a mandarlo via. Resta la piccola, sul cui sguardo smarrito gioca molta parte di Blue Valentine, film doloroso diretto con sagacia da Derek Cianfrance, con Michelle Williams e Ryan Gosling. Il film non presenta soluzioni, ma solo situazioni: l’incontro, l’innamoramento, la decisione di non abortire e di far nascere la piccola, il logoramento quotidiano cui non si sa dare una svolta. Non si risparmiano le scene crude, i conflitti e le lacrime in un’opera molto vera, intrisa di sentimento e di passione, destinata non solo a piacere ma a far pensare. Davvero, quando l’amore finisce, non c’è più nulla da fare?

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