Il prezzo e il valore
Prezzi troppo alti o troppo bassi sono entrambi dei problemi.
In quasi tutti gli aeroporti del mondo, c’è un servizio Internet a pagamento. A Zurigo con un euro si avevano 4 minuti di connessione: le postazioni erano quasi tutte libere. Pochi giorni fa, a Porto, ho trovato in aeroporto un servizio Internet gratuito: ho fatto più di un’ora di fila, e poi ho desistito, poiché chi occupava una postazione non la mollava più. Forse un costo un po’ più basso a Zurigo e uno maggiore di zero a Porto avrebbero migliorato l’efficienza di entrambi i sistemi.
Prezzi troppo alti o troppo bassi sono entrambi dei problemi. Un prezzo del petrolio per decenni troppo basso non ha solo accelerato l’esaurimento di giacimenti, ma ha anche rallentato la ricerca di energie alternative. Il prezzo di un bene, quando i mercati sono concorrenziali, dovrebbe esprimere la sua scarsità economica e sociale; ma ci sono beni come il petrolio (e in generale l’ambiente) dove, per poter far sì che i loro prezzi esprimano la vera scarsità, dovremmo includere anche la disponibilità di quel bene per le future generazioni.
Venendo poi ai prezzi troppo alti, non riesco ancora a trovare un collega economista che mi dia una giustificazione teorica degli stipendi milionari dei manager. Sono convinto che se pagassimo i dirigenti, privati e pubblici, sulla base della scarsità e del valore del loro contributo all’azienda e alla società, potremmo ridurre i costi di beni, polizze e bollette che lievitano anche a causa delle rendite che i membri di questi club esclusivi si auto-assegnano. Stipendi più bassi favorirebbero poi la coesione e l’armonia sociale, che sono sempre messe in crisi da forti diseguaglianze. Sono convinto che anche nel campo dei manager occorre sviluppare le ricerche sulle “fonti alternative”; ma, anche qui, finché gli stipendi dei dirigenti delle grandi imprese e dell’amministrazione pubblica resteranno così scandalosamente alti, sarà molto arduo per l’economia sociale e civile attrarre i migliori giovani dirigenti. Per fortuna, però, conosco tanti giovani che, pur avendo ottime alternative, scelgono di impegnare i loro anni migliori in Ong, in imprese sociali e civili, dove si trovano quelle “energie alternative” da cui dipenderà la sostenibilità economica sociale e spirituale dei prossimi anni.