Il presidente Rossi e lo scandalo di una foto con i rom

Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi domenica pomeriggio ha postato una sua foto sul social network Facebook con il seguente commento: "Vi presento i miei vicini. Siamo sul marciapiede  davanti alle nostre case”. Migliaia i commenti al post, le critiche e gli insulti. Una riflessione
Presidente Enrico Rossi con i vicini rom

Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi domenica pomeriggio ha postato la sua foto con una famiglia rom, con il seguente commento: "Vi presento i miei vicini. Siamo sul marciapiede davanti alle nostre case”. Nell'immagine, oltre a Rossi, due uomini, sette donne e due bambini rom.

Alle 17,30 di martedì si contavano 642 mila visualizzazioni della foto. Tv e siti internet hanno riportato la notizia, mentre i politici si sono scatenati in una ordalia di parole, ma anche di silenzi. Come se la politica si fosse ridotta o all’insulto o a un silenzio gelido, di chi non conosce la forza mite delle parole.

La vera notizia è che il presidente della Regione ha come vicini di casa una famiglia rom e che i rom hanno come vicino di casa il presidente della regione. Nell’immaginario comune si pensa ad un abisso assoluto tra i rom e la politica, mentre qui c’è una vicinanza ed una amicizia. Ecco lo scandalo: essere amico di persone rom e al tempo stesso la presenza di persone rom amiche del presidente della Regione e di sua moglie.

Tra l’altro questa famiglia rom vive in un appartamento, pagato dallìassociazione  R.O.M (Rete per l’Ospitalità nel Mondo), sostenuta da due magistrati. Cosi lo descrive la Repubblica: "I componenti sono una quindicina, ammassati in un ex tugurio ristrutturato da loro in città, e tuttora al limite della abitabilità, con un solo bagno e affittato alla cifra di 700 euro… Uno degli uomini ha un lavoro da 230 euro, un altro ha finito il servizio civile e infine un terzo è disoccupato".

Mi ritorna in mente, di fronte ai tanti insulti rivolti al presidente Rossi, il rogo di Livorno nell’agosto 2007, nel quale morirono tre bambini rom. Dobbiamo ancora chiedere perdono di quel rogo, che facilmente si cancella dalla memoria, ma che rimane davanti a Dio.

Il presidente della Regione non si è vergognato dei suoi vicini di casa ,ma ha semplicemente dichiarato la sua amicizia e la sua fraternità con questa famiglia. Né più né meno. Ecco la parola ingombrante della fraternità. Una parola inscritta nella costituzione e che ha il suo fondamento nel vangelo.

Quando la gente si scatena  nell’esibire l’odio e la collera, dimentica la Costituzione e dimentica il vangelo. Dimentica la fraternità non secondo la carne e il sangue, che è tipica del razzismo, ma secondo il diritto e la legge, così come la Costituzione ce la consegna.

Ovviamente il ceto politico si è scatenato negli insulti e nelle denigrazioni e il perbenismo degli intellettuali si è esibito nel porre domande, apparentemente astute, in realtà banali. Qualcuno ha scritto: "chiediamo a Rossi, al di là di ciò che ha fatto nel precedente mandato e di quanto può essere scritto nel suo programma, di dire in maniera chiara qual è la sua proposta per garantire diritti e doveri di tutti i cittadini della nostra regione. Anche quando questi cittadini sono rom”.

La risposta è semplice per il presidente della Regione, per il presidente del Consiglio, per il sindaco: la costituzione. Ecco la pietra angolare su cui costruire il presente e il futuro del Paese. Ricordiamo che molti rom hanno la cittadinanza italiana, sono cittadini europei, non sono extracomunitari. Sono persone, con diritti e doveri, come tutti, da far rispettare e applicare..

Se guardiamo con attenzione la foto,vediamo non delle categorie, ma delle persone, con i loro volti, con le loro storie, con il loro vivere, patire e gioire, come tutti… Il vero modo di fare politica non è costruire degli stereotipi, che possono essere utili per  vincere una campagna elettorale, ma essere guardiani dei nostri fratelli, parafrasando la risposta di Caino.

È’ il prendersi cura dell’altro che costituisce una politica degna,a  partire dalle condizioni più gravi di fragilità. Il popolo rom nella sua storia ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite e di futuro. Auschwitz è li a ricordarlo ad una Europa sempre più sterile e sempre meno feconda.

Posso raccontare un segreto: il presidente della regione Rossi  è stato a cena in casa di un giovane disabile, per tre ore, con la famiglia intera di questo ragazzo. Non lo dite in giro, perchè anche le persone disabili sono sulla lista nera dei populisti.

Io penso che la politica non è fare cene elettorali o foto con i potenti, ma queste cene di famiglia, dove ci si incontra e ci si riconosce come fratelli, come amici, rendendo visibile lo scandalo dell’amicizia.

Massimo Toschi (Consulente per la Regione Toscana per la pace e le relazioni internazionali)

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