Il Premio Niwano 2024 a Mohammed Abu-Nimer

Mohammed Abu-Nimer, americano di origini palestinesi, esperto di risoluzione dei conflitti e di dialogo per la pace, è stato proclamato vincitore del Premio Niwano 2024 per il suo contributo olistico alla causa della pace
Mohammed Abu-Nimer Foto American University

Mohammed Abu-Nimer, professore da oltre 20 anni presso l’American University School of International Service in International Peace and Conflict Resolution, di Washington, e consulente del Kaiciid Dialogue Centre, è stato proclamato vincitore del Premio Niwano 2024.

Nella motivazione si legge che il prestigioso riconoscimento è stato assegnato a questa personalità in particolare per il suo “contributo olistico alla causa della pace”. Infatti, nel corso degli anni, Abu-Nimer ha sviluppato numerosi corsi che trattano diversi aspetti della costruzione della pace e della risoluzione dei conflitti e, inoltre, ha pubblicato regolarmente articoli e libri sull’argomento. Tuttavia, il suo non è solo un impegno accademico, lontano dai campi dove la guerra e la violenza sono protagonisti. La sua è una vita spesa per la pace e per il dialogo interreligioso per i quali si è prodigato attivamente in prima persona con impegni e interventi direttamente sul campo. Abu-Nimer ha cominciato fin da giovane a occuparsi di pace e dialogo e con un particolare impegno per il dialogo e la riconciliazione in un’area come la Terra Santa, ancora oggi, come ben sappiamo, teatro di scontri e violenze di natura confessionale, politica e sociale.

Ovviamente le sue radici palestinesi hanno avuto un ruolo chiave nell’impegno per la pace a cui si è dedicato Abu-Nimer. Infatti, la sua famiglia è originaria di un villaggio del nord della Galilea, nei pressi della regione di Tiberiade, abitato da musulmani, cristiani e drusi.

Sin da giovanissimo è stato testimone dei conflitti confessionali e politici che hanno insanguinato la Terra Santa e che continuano irrisolti ai giorni nostri. Ciò che ha cambiato la vita di questo protagonista di pace è stata la partecipazione ad un corso di formazione proprio sul dialogo, che è risultato decisivo per le sue scelte future. All’epoca, Abu-Nimer era appena ventenne.

Successivamente, oltre all’attività di studio ed accademica, si è occupato in prima persona dell’incontro e del confronto – spesso trasformato in scontro – fra musulmani ed ebrei, fra israeliani e palestinesi, e la sua attenzione si è concentrata proprio sulle zone di maggiore conflitto e tensione.

Dagli anni ’90 del secolo scorso ha approfondito le problematiche fra cattolici e protestanti in Irlanda del Nord, le tensioni nei rapporti fra buddisti e indù in Sri Lanka, e le relazioni assai problematiche fra musulmani e cristiani nel sud delle Filippine, nella zona di Mindanao. Non sono mancati, inoltre, suoi interventi nei Balcani e in diversi Paesi dell’Africa. Non dobbiamo, poi, dimenticare il suo interesse e impegno anche per altri Paesi ad alta tensione come l’Iraq, la Siria, il Libano e la Giordania.

Aspetto importante per l’assegnazione del prestigioso riconoscimento – recita la motivazione dell’assegnazione del premio – è stata l’opera di “educazione” che Abu-Nimer ha promosso nel corso dei decenni, nel tentativo di risolvere i conflitti e favorire attività volte alla “costruzione della pace” attraverso la “profonda comprensione del perdono e della riconciliazione nell’islam”. Un contributo che non è solo teoretico, ma che viene applicato “con efficacia nella pratica” e che riveste maggior significato oggi “alla luce del conflitto in corso” che sta avvenendo nella sua terra di origine, dove si sta consumando “una delle guerre più devastanti” degli ultimi decenni.

Abu-Nimer è musulmano sufi, attualmente docente alla American University di Washington (Usa), dove è titolare della cattedra Abdul Aziz Said in: Pace internazionale e risoluzione dei conflitti. Ha fondato il Salam Institute, con sede nella capitale degli Stati Uniti, che opera in prima linea nella ricerca, educazione e pratica di questioni relative a conflitti, non violenza, diritti umani e sviluppo. Nella sua opera il Salam Institute pone particolare attenzione alle “differenze” fra comunità islamiche e non, avviando progetti che abbracciano culture e fedi diverse in una prospettiva di costruzione della pace, sviluppo sostenibile e progresso in particolare nelle nazioni a maggioranza musulmana.

Il Premio Niwano, giunto alla quarantunesima edizione, nel corso degli anni, ha assunto un significato internazionale crescente. Originariamente istituito per commemorare la figura di Nikkyo Niwano, fondatore e primo presidente dell’organizzazione buddhista Rissho Kosei-kai, intende onorare e incoraggiare individui e organizzazioni che hanno contribuito in modo significativo alla cooperazione interreligiosa, favorendo in tal modo la causa della pace mondiale e rendendo i loro risultati conosciuti il più ampiamente possibile.

Nel processo di nomina e selezione del vincitore intervengono attualmente circa 600 persone e organizzazioni, in rappresentanza di 125 Paesi. Nella prima edizione, del 1983, il Premio è andato all’arcivescovo cattolico brasiliano Hélder P. Câmara, seguito negli anni, fra gli altri, dal World Muslim Congress (1987), Neve Shalom/Wahat al-Salam (1993), il ven. Maha Ghosananda (1998), Rabbis for Human Rights (2006) e Rajagopal P.V. nel 2023.

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