Il pregiudizo sociale
Siamo una coppia di genitori nigeriani e abbiamo due bambini. L’altro giorno abbiamo sentito dire ad un compagno di classe di nostro figlio che frequenta la seconda elementare: Vai via, tu che sei scuro. Perché questi pregiudizi?. Lettera firmata Grazie per la vostra testimonianza che manifesta in modo un po’ sofferto l’atteggiamento discriminatorio subito da vostro figlio e che mi dà l’opportunità di trattare l’argomento inerente il pregiudizio sociale nei bambini. Oggigiorno, anche in conseguenza degli attuali cambiamenti sociopolitici e del fenomeno della immigrazione, i problemi della convivenza sociale sembrano tornare alla ribalta, sia con fenomeni positivi di accoglienza e solidarietà, ma anche, purtroppo, con quelli negativi di intolleranza razziale ed etnica. Ma come si struttura nei bambini il pregiudizio sociale? Le ricerche dimostrano che vari fattori concorrono a strutturare il pregiudizio sociale e l’argomento sarebbe complesso da trattare. Tuttavia, esse sono concordi sul fatto che da un punto di vista cognitivo non si può parlare di veri e propri pregiudizi sociali fin verso i 7-8 anni. Infatti, al di sotto di questa età, il bambino è sì in grado di classificare gli altri in base al loro aspetto esteriore (come ad esempio il colore della pelle), ma a queste categorizzazioni non corrisponde una classificazione dell’identità etnica o razziale di sé stesso e degli altri. Mancano al bambino la logica delle relazioni simmetriche e asimmetriche e altri parametri tipici del pensiero operatorio per concettualizzare la propria identità locale e nazionale e l’identità dello straniero. Tuttavia, occorre dire che, i bambini anche piccoli non sono indenni dall’assimilazione di giudizi e valori di tendenza comportamentale degli adulti. Gli studi hanno dimostrato che in climi educativi rigidi, autoritari e di dipendenza, volti alla valorizzazione del potere e della forza, si possono spesso sviluppare atteggiamenti discriminatori e razziali. E allora, cosa si può fare? È assolutamente necessario sviluppare la cultura della accoglienza, considerando la diversità come un valore e una ricchezza. Per quanto vi riguarda, sarà importante intanto aiutare i vostri bambini nel promuovere in loro l’apertura verso tutti e la tolleranza di fronte alle discriminazioni. Per esempio, aprendovi ad altre famiglie per donare la vostra ricchezza etnica e umana. Inoltre, sarà utile che parliate con le insegnanti affinché promuovano all’interno della classe una serie di attività formative di conoscenza delle varie culture, anche con esperienze concrete di prosocialità e altruismo. Tutto ciò sarà possibile mediante la convivenza concreta, che ormai è comune a tutte le scuole italiane, e con l’organizzazione di feste, giochi, momenti d’incontro e di scambio reciproco. E poi, direi di rimanere sereni, in quanto, mi sembra che si stia sempre più andando verso una cultura dell’accoglienza, che, anche se spesso non si vede, è comunque più forte ed efficace di tutti gli individualismi ed egoismi.